L'intervista
Lanfranco Cirillo: "Io architetto in Russia, per l'Italia sono un ladro"
Da trent'anni l'architetto Lanfranco Cirillo vive e lavora in Russia costruendo palazzi per l'oligarchia. Eppure, nonostante sia cittadino russo e paghi le tasse a Mosca, affronta un'indagine della magistratura italiana per presunta «esterovestizione». In parole povere, avrebbe evaso il fisco italiano usando la residenza in Russia come paravento. C'è verso di lui un mandato dell'Interpol, quasi fosse un terrorista. Cirillo parla di «accanimento» nei suoi confronti, dettato dalla tensione politica fra l'Occidente e Mosca. E lancia un appello affinché non capiti nulla di simile a tanti italiani residenti all'estero.
Architetto, è un delitto lavorare in Russia?
«Me lo chiedo anch'io. Forse se lavorassi in America e se avessi progettato una villa per il presidente Biden, mi avrebbero fatto un monumento!».
Quando è cominciato tutto?
«Nel 2021 l'oppositore russo Alexei Navalny accusò Putin d'essersi fatto costruire un'enorme villa sul Mar Nero. L'edificio l'ho realizzato io, ma anzitutto non è una villa di lusso, bensì un centro congressi. in secondo luogo non appartiene al presidente russo, ma ad altri committenti. Sui mass media, tuttavia, la vicenda è bastata a farmi definire "l'architetto di Putin". A parte che mi sembra bizzarro poter realizzare un cantiere di tale ampiezza "fingendo" di vivere in Russia, la vicenda ha acceso su di me i riflettori e la Procura di Brescia ha avviato un'indagine per presunta esterovestizione».
Che reato è?
«Secondo la Procura di Brescia, avrei simulato di risiedere in Russia per evadere le tasse in Italia. La tesi si scontra con la storia dei miei ultimi 30 anni di vita. Il mio centro d'interessi economici e personali è infatti in Russia. Ho cominciato a frequentare quel paese per lavoro nel 1993. Sono iscritto all'Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero dal 2003 e sono diventato cittadino russo nel 2014. Pensi che tra poco riceverò persino la pensione in Russia. Qui lavoro come architetto da oltre 20 anni, essendo iscritto all'Ordine degli architetti russo e non a quello italiano. Non ho mai avuto un solo cliente italiano. In più in Russia ho creato le mie principali e più importanti relazioni personali e sociali. La tesi della mia fittizia residenza all'estero, su cui si basa l'intero impianto accusatorio, è un vero paradosso».
È vero che c'è un mandato Interpol nei suoi confronti?
«Sì, è incredibile. Consideravo il mio caso, sostanzialmente, un accertamento fiscale. Invece, volendomi recare a Dubai, ho scoperto che non avrei potuto, perché hanno chiesto dimettermi nella lista Red Notice di Interpol, dove inseriscono i criminali più pericolosi. Mi paragonano a Bin Laden o a un narcotrafficante. Però, altra stranezza, mi dicono che l'ordinanza del giudice è rimasta nel cassetto per 47 giorni prima di essere eseguita. Inoltre, che senso ha un mandato Interpol, che serve per "ricercare" nel mondo una persona? L'autorità giudiziaria italiana sa benissimo che mi trovo a Mosca, conosce il mio indirizzo, il mio numero di telefono e la mia mail, e non mi ha mai notificato l'ordinanza di custodia».
Non è stata chiesta una normale estradizione?
«No. E mi domando io stesso perché. So però che, chiedendo l'estradizione, si dovrebbero trasmettere gli atti all'autorità russa e spiegare su quali prove si fonderebbero le contestazioni. Io sono disponibilissimo a chiarire le mie ragioni alla giustizia italiana. Sanno dove trovarmi, nel mio ufficio al 51° piano del grattacielo Imperia di Moscow City (il quartiere business di Mosca, n.d.r.)».
Perché l'accusano anche di riciclaggio e contrabbando?
«L'accusa di riciclaggio è un altro paradosso: avrei evaso decine di milioni di imposte e ne avrei però riciclato in Italia, in sette anni, solo 800 mila euro!
Soldi che tra l'altro provengono tutti da miei conti personali: 500 mila euro per un prestito che mia moglie ha utilizzato per ristrutturare una sua cascina e 300 mila euro usati per fare acquisire due appartamentini sul Lago di Garda a persone a cui sono legato. Questo sarebbe il riciclaggio! Il contrabbando riguarderebbe un elicottero che ho portato in Italia dopo averlo comprato in Russia. E che ho sdoganato prima di sapere di questa indagine. Molti cittadini stranieri facoltosi portano in Italia i loro elicotteri e non mi risulta proprio che vengano arrestati per un ritardo nello sdoganamento!».
Ha subito anche un sequestro?
«Sì un sequestro di beni per 141 milioni di euro, in gran parte di mia moglie. Anche in questo caso alcune scelte mi sorprendono: hanno sequestrato in casa di mia moglie le opere d'arte che in tanti anni ho comprato per rendere felici lei e mia figlia e, in qualche modo, per compensare la mia assenza come padre, il mio vivere altrove. Tra i beni sequestrati, poi, rientra una tenuta agricola di mia moglie, in cui c'erano tre mucche, a cui siamo affezionati, e avevamo dato i nostri nomi: Lanfranco, Marinella ed Elisabetta come mia figlia. L'amministratore giudiziario, che dispone di un patrimonio di oltre 140 milioni, voleva mandarle al macello perché riteneva troppo costoso mantenerle: parliamo di 20 euro di fieno al mese!».
Questa vicenda giudiziaria viene poco dopo il lutto per la perdita di sua figlia...
«Questa battaglia giudiziaria è una bazzecola rispetto a ciò che ho provato. Pensi, poi, che si vorrebbe utilizzare l'assistenza che le ho dato per dimostrare che il mio centro d'interessi era in Italia. Questo mi amareggia veramente molto. Mia figlia s' è ammalata nel 2013 ed è mancata nel 2019. Ma in tutto quel periodo, tranne che nelle ultime settimane, Elisabetta, vulcanica e piena di vita come me, non è mai stata invalida, come invalido non è nessun malato di tumore. Trovo offensiva verso i malati oncologici l'idea che siano da considerarsi, automaticamente, tutti invalidi. Lei è stata sempre autosufficiente e non passava il suo tempo a letto a Brescia per essere assistita da me. Ha continuato a girare il mondo e a svolgere mille attività. Nel 2017 e 2018 abitava a New York. Nel 2018 s' è sposata alle Maldive. Nel marzo 2019 era ai Caraibi e nel giugno 2019 (quattro mesi prima di lasciarci) era alle Seychelles. Altro che in un letto a Brescia! La mia assistenza è consistita nell'amore di un padre, che ha cercato di farla vivere nel migliore dei modi, che le telefonava più volte al giorno e la portava a curarsi nei migliori centri del mondo».
È ancora sposato con sua moglie in Italia?
«Sì, ma non condivido con lei beni o attività economiche. Fra Italia e Russia esistono dal 1996 precisi accordi che fissano un minimo di 183 giorni all'anno in base ai quali la residenza di un italiano in Russia è effettiva. E io sto in Russia più di 183 giorni l'anno».
Perché se è cittadino russo ha tanti possedimenti in Italia?
«Tutto è relativo. In Italia ho due case al mare in Sardegna e una società immobiliare con cui ho comprato, con mutuo, tre immobili commerciali per garantire un reddito a mia figlia. Forse per chi mi accusa avrei fatto meglio a comprare le due case in Costa Azzurra e i tre immobili a Parigi piuttosto che in Italia! In Russia, invece, ho acquisito negli anni un patrimonio immobiliare imparagonabile a quello italiano. Per esempio, tutto il già citato 51° piano del grattacielo Imperia, quasi 4.000 mq del valore di 10/15.000 euro al mq. Ed è solo una parte degli immobili che possiedo a Mosca. Nella zona del Mar Nero ho un'azienda agricola di 400 ettari in cui produco vino. È qui, non certo in Italia, il centro dei miei interessi economici».
Come è arrivato ad avere tanto successo in Russia?
«Arrivato a Mosca nel 1993 come rappresentante di mobili, ho aperto nel 1997 uno studio di architettura. Sono un bravo architetto, ma ho un talento per le pubbliche relazioni. Fortuitamente nel 1995 conobbi il presidente di Lukoil, il petroliere Vagit Alekperov, che mi propose di riprogettare la sede centrale dell'azienda in centro a Mosca. Quel progetto mi permise di farmi conoscere e apprezzare dagli imprenditori più importanti del Paese. Cominciai ad arredare le case dei dirigenti di colossi petroliferi e delle loro famiglie. Specialità, interni di lusso per ville anche da 20 milioni di dollari nei quartieri più esclusivi dell'élite moscovita come la Rublyovka».
Al momento lei si trova in Russia, pensa di rientrare in Italia?
«La Russia è la mia casa. Qui ho il mio lavoro, i miei interessi e le mie principali relazioni. Al momento non ho motivo, né desiderio, di rientrare in Italia, visto il trattamento riservatomi. Senza contare la mancata richiesta di estradizione e il mandato Interpol, che determinano una situazione direi kafkiana e me lo impediscono».