Voglia di illegalità
Concita De Gregorio copre i violenti: "Gli edifici occupati..."
Nel giro di tre giorni l'opposizione al governo Meloni ha elaborato la propria strategia: resistenza attiva al regime liquidato come neo -fascista. La legalità da insegnare come primo valore civico? Basta così. Al diavolo la legalità se la maggioranza è di destra. Concita De Gregorio con un commovente editoriale di ieri sulla Stampa ha spiegato perché è bene praticare l'occupazione delle case e delle scuole, i picchetti fuori dalle fabbriche, il tutto per sfidare il decreto anti-rave party. Questa è la versione popolar-populista della faccenda, un programmino niente male per i giovani ma anche per maturi scavezzacollo. De Gregorio - lo sappiamo - è la pasionaria nelle folte file del giornalismo progressista. In quel bell'ambientino devono aver digerito malissimo l'ammirazione sperticata espressa dall'ex direttrice dell'Unità per Giorgia in merito al suo intervento alla Camera del 28 ottobre: «Lei è di destra. Certo, che ha fatto un discorso di destra. Impeccabile, convinto, competente, appassionato, libero, sincero. Avercene, si dice a Roma». Poi c'è stato il decreto, e l'autodafè pubblico della signora pisana. Non ce l'ha con la Meloni ma con sé stessa, e si punisce intestandosi le fesserie che tra poco dettaglieremo meglio. Fin qui siamo ancora a un tragico cabaret, ma ben altro peso ha l'editoriale uscito su La Repubblica. La quadratura ideologica e giuridica delle pratiche illegali sfidando questo governo ha la firma di Gustavo Zagrebelsky. C'è voluto poco tempo al giureconsulto supremo del pensiero progressista per buttare nella pattumiera la legalità repubblicana.
FALSI DIRITTI
Qui conviene raccontare le mosse della sinistra politico-mediatica a partire dal 31 ottobre. Appena diffuso il decreto per vietare i rave-party, sono partite le dichiarazioni scalmanate e gemelle di Enrico Letta e Giuseppe Conte: Stato di polizia! Il crescendo furbescamente emotivo, in realtà deciso a freddo, si è preso tutta la prima pagina di Repubblica: «La notte dei diritti». Quali? Quello di arrivare a migliaia da tutta Europa per occupare un immobile pericoloso e, in fin dei conti, una proprietà privata? Quello di smerciare ogni tipo di droga? Fino a un attimo prima erano tutti preoccupati a sinistra per questa povera gioventù in balia di messaggi distruttivi. Adesso vogliono tutelare non solo i messaggi distruttivi ma la loro applicazione, quasi sia un diritto il coinvolgere le folle nel sabbah dove capita ad alcuni di far soldi e ad altri di morire. Un anno fa all'analogo raduno di Viterbo ci furono due morti e non si sa quanti contagi. A Modena, grazie all'evidente volontà politica del governo di impedire lo scempio di quel che resta della civile convivenza, il rave party si è sciolto senza danni. Per montare sul cavallo di uno Stato di polizia che non c'è la sinistra politica e mediatica ha finto e simula di non conoscere la ratio della legge contenuta nella relazione illustrativa che accompagna il testo: «L'intervento normativo mira a rafforzare il sistema di prevenzione e di contrasto del fenomeno dei grandi raduni musicali, organizzati clandestinamente (c.d. rave party)».
ESCALATION
Fa niente. Si ignorano queste formulazioni scritte e sottoscritte da Mattarella, che non ha ravvisato alcuna volontà di violare le libertà costituzionalmente sancite. Il 2 novembre sul quotidiano fondato da Scalfari compare a caratteri di scatola la parola identificativa del nemico: «No alla legge manganello». E siamo a ieri, 3 novembre, alla coppia piuttosto improbabile, una settimana fa, di Concita e Gustavo. Si tratta di innalzare il livello dello scontro, trascinandolo oltre gli slogan fino all'azione diretta. Che fare? Com' è che si fa resistenza al giorno d'oggi? Precedenza alle signore: Massimo Giannini, brioso direttore de La Stampa sceglie un titolo minimalista: «Se la Destra riesuma l'adunata sediziosa».
Si chiama apodosi (premessa) la prima parte del periodo ipotetico, e nel nostro caso è parecchio reticente. La protasi (conseguenza) è invece un monumento alla chiarezza, e scusate se vi coinvolgo nelle mie ripetizioni di grammatica. «Le occupazioni... sono correttori di ingiustizie sociali». Sono momenti educativi forti: «Sono vivai di pensiero e di azione». Un programmino di illegalità basato sui sentimenti, su vecchi amori giovanili della giornalista che riesce ad attribuire alla Meloni il recondito intento di impedire «persino un addio al nubilato». Ma è Zagrebelsky a far spavento quando esorta alla ribellione, e se la prende con «gli imbelli» che lasciano fare. Lui non è emotivo, ma geometrico. Usa l'artifizio della domanda retorica per sollecitare la rivolta: «L'obbligo di ubbidire alla legge vale anche quando lo Stato di diritto si trasforma in "Stato di arbitrio" o "di delitto", secondo la celebre espressione che Hannah Arendt ha usato a proposito di certi regimi dell'Europa tra le due guerre?». Insomma: resistenza antifascista o forse istigazione a delinquere?