L'aneddoto
Vittorio Feltri: "Il ritorno di Fini? Ecco tutta la verità"
Gianfranco Fini, già leader del Msi e di Alleanza Nazionale, è risorto. Ieri è riapparso in tv, ospite del programma "Mezz'ora in più" condotto da Lucia Annunziata, in onda ogni domenica. Un'uscita pubblica del vecchio politico non si registrava da anni, da quando una grana giudiziaria lo costrinse a farsi da parte. Fui io a dargli una mazzata, quando pubblicai sul Giornale fondato da Montanelli la famigerata vicenda della casa di Montecarlo. La quale era stata lasciata in dono al partito di destra da una nobildonna bergamasca allo scopo di finanziarne l'attività politica. Ebbene, quell'edificio finì di proprietà del cognato del dirigente di An. Non potei esimermi dal rendere nota ai miei lettori la vicenda, che procurò ai protagonisti grane giudiziarie. In seguito alle quali, il talentuoso dirigente di cui parliamo scomparve dalla scena. Un vero peccato perché Fini, a parte qualche lite sgangherata con Berlusconi, si era sempre segnalato per la sua abilità oratoria nonché organizzativa. La politica perse con lui un uomo di valore.
Ieri, dopo una decina di anni, egli si è rivisto in piena forma sul piccolo schermo e devo dire di averlo ammirato per la sua dialettica brillante e per le sue idee lucide. Interrogato dalla giornalista, Fini ha rivelato di non aver perso minimamente le proprie capacità analitiche. Parlando di Giorgia Meloni ha ammesso di averla votata spiegandone i motivi, tra l'altro sottolineando che la questione del fascismo è un pretesto ridicolo cavalcato dalla sinistra in mancanza di argomenti seri. Infatti la democrazia, grazie alla quale la premier è stata eletta, non ha nulla da spartire col regime defunto 70 anni or sono. Niente di più vero.
Inoltre, il già capo di An ha ricordato opportunamente che la famosa fiamma sul simbolo di Fratelli d'Italia non ha mai disturbato nessuno quando era apposta sulla "bandiera" di Alleanza nazionale da lui magistralmente guidata. Non si capisce per quale arcana ragione oggi si polemizzi col primo ministro perché la signora della destra non ha eliminato dal simbolo del suo gruppo la lingua di fuoco, che peraltro con il Ventennio non ha nulla a che vedere. Insomma i ragionamenti di Fini, il quale pure abbiamo attaccato per la storia summenzionata, non fanno una piega e dimostrano che il personaggio è pronto a rientrare nell'agone politico. Cosa che ci auguriamo accada presto, avendo noi dimenticato certe sue disavventure, nel senso che l'acqua passata non macina più. Lui invece ha ancora molto da macinare. Buona fortuna, Gianfranco.