Commento

Vittorio Feltri, che tristezza Luttazzi che cerca di far ridere

Vittorio Feltri

Daniele Luttazzi è un comico che non è riuscito a passare alla storia, bensì solo alla barzelletta. Da anni è sparito dagli schermi televisivi, ma non dalla memoria degli spettatori. Dico questo forse perché parecchio tempo fa fui ospite di un suo programma, non ne ricordo il titolo, durante il quale egli mi intervistò. Una serata abbastanza divertente. Passa un po' di tempo e l'attore sparisce, nel senso che nessuna rete gli affida più una trasmissione. Oggi non so come sbarchi il lunario, ma la cosa non mi turba, al massimo mi incuriosisce. Tuttavia scopro che non è morto perché rivedo la sua firma sul Fatto quotidiano di Travaglio, altra categoria, in apertura di una rubrica intitolata "Non c'è di che", una frasetta poco originale, adatta però all'autore che si è sciolto nelle nebbie del passato remoto. Leggo i testi che sembrano intestini, così per curiosità. E li trovo triviali, indegni di un signore che mi pareva avesse un pur modesto talento.

 

 


Non voglio offendere Daniele, lo inquadro e basta. L'uomo non mi è odioso, anzi mi suscita simpatia, ma non per quello che scrive bensì per il ricordo che ho di lui. Il fatto che mi prenda spesso per il culo per la mia attività mi lascia abbastanza indifferente, ma fa solo capire che poveretto ormai è privo di argomenti spiritosi. Qui siamo di fronte al declino intellettuale di un medico che non ha mai fatto il medico e si è arrangiato nel mondo dello spettacolo ottenendo un grande insuccesso che lo ha relegato nell'ombra, dalla quale cerca di uscire sparlando a vanvera di tizio e caio con risultati meschini. Dispiace vedere un dottore che ormai non riesce più neanche a fare l'infermiere, mestiere che gli consentirebbe di tirare a campare evitando di sputare in faccia a chi non lo ha mai bistrattato, come invece avrebbe meritato.

 

 


Il fallimento lo rischiamo tutti noi che abbiamo lavorato in settori delicati, lui poverino è sprofondato nell'abisso della stupidità senza neanche rendersene conto. Di me Daniele ha scritto nella sua rubrica zoppa che insultai in anni remoti Veronica Lario, definendola una poco di buono e cornuta. Fosse vero, pazienza, il problema invece è che non ho mai scritto nulla di simile. Mi limitai a pubblicare una foto della signora con le tette al vento, che è ben altra cosa. Non soddisfatto, Luttazzi aggiunge che io sono un sicario senza eguali. E sorvolo su altri epiteti che mi fanno solletico. Gli segnalo soltanto che il sottoscritto dopo aver sostituito Montanelli alla guida del Giornale nel 1994, raddoppiando e le vendite, tornò in via Negri nel 2006 facendo altrettanto. Non c'è dubbio che esistano giornalisti più bravi di me, però Luttazzi non li cita. A me non importa un tubo, ma a differenza di Daniele io vivo da signore, lui invece usa argomenti da miserabile.