Il libro
Vittorio Feltri, ecco perché ragioniamo come le galline
Il maltrattamento che troppo spesso riserviamo agli animali non consiste solamente in atti fisici di prevaricazione e costrizione, ma si sostanzia altresì in una tendenza, che conserviamo da millenni, ad indicare caratteristiche e difetti prettamente umani ricorrendo alle bestie. Una delle più vilipese tra queste è senza dubbio il pollo. Per dare ad un individuo dello sciocco diciamo che hail cervello di gallina, per insinuare che una donna è frivola e insignificante affermiamo che è una gallina e per descrivere un gruppo di persone da noi considerate eccessivamente ciarliere facciamo riferimento alla stessa figura, non senza un diretto rimando al pollaio, sede, a nostro avviso, di creature irrimediabilmente stupide. Se solo potessero, è probabile che questi pennuti ci denuncerebbero per diffamazione. Ma sospetto che siano così intelligenti da passarci sopra, consapevoli della nostra inferiorità. Confesso subito che la mia passione per le galline è incisa nella storia familiare. Mio padre, da bambino, se ne andava in giro tenendone una al guinzaglio come fosse un cane e soffrì terribilmente il giorno in cui gli fu rivelato che la sua amata pollastra era finita cotta nel brodo.
ARMIDA Quando i miei figli erano piccini, mi procurai io stesso una gallina, che crebbe con noi morendo poi di vecchiaia. Va da sé che non ce ne cibammo. Per riconoscerle l’importanza che meritava decisi di darle il nome di unamia cara zia, Armida. Sono sempre stato affascinato da questi uccelli che non volano e producono un alimento essenziale, altamente nutriente,addirittura salvifico per l’essere umano, utilizzato per ogni genere di preparazione, dalla pasta alle torte. Ecco perché non ho potuto fare ameno di leggere, una volta che me lo sono trovato tra le mani, il libro Cervello di gallina, visite (guidate) tra etologia e neuroscienze, di Giorgio Vallortigara, edito da Bollati Boringhieri. L’autore, professore di neuroscienze, direttore del Laboratorio di cognizione animale e vicedirettore del Centro interdipartimentale Mente/Cervello pressol’Università di Trento, ci spiega le galline allo scopo di spiegarci l’uomo, molto diverso eppure non troppo dissimile dal pollo. Insomma, conoscendo il funzionamento della mente di una pollastra possiamo comprendere meglio la nostra maniera di ragionare. Il cheè scientifico. Insomma, il cervello di gallina è, nell’opera di Vallortigara, nient’altro che una guida per orientarci nella esplorazione dei nostri processi cognitivi.
RETTA VIA Scopriamo così che codesto pennuto dorme con un occhio aperto, capisce la geometria, è in grado di sapere cosa si nasconda dietro l’angolo e apprezza notevolmente l’arte.Mi domando se apprendere di tante numerose similitudini tra pulcini ed esseri umani possa finalmente indurre questi ultimi a trattare con maggiore riguardo i primi, tuttavia, considerando la cattiveria di cui siamo capaci anche tra soggetti della nostra stessa specie, dubito che gli studi di Vallortigara possano in qualche modo metterci sulla retta via e renderci migliori. Confido però sul fatto che il libro del docente possa contribuire ad abbattere, o almeno a scalfire, l’atavico pregiudizio intellettualistico che nutriamo nei confronti della gallina, depurandone la reputazione, reputazione viziata anche dalla circostanza che oggigiorno non ci capita di frequente di imbatterci in questi simpatici animaletti che dimorano soprattutto in campagna. Dunque, è quasi impossibile farne esperienza diretta. Vabbè, a meno che non si viva a Roma, dove bestiole sia selvatiche che domestiche razzolano liberamente per le vie, cinghiali inclusi.