Vignettista
Federico Palmaroli Osho, "Cosa penso di Giorgia Meloni". La sentenza che fa impazzire la sinistra
Due anni in un'ora. Se non è classificabile come il primo miracolo di Osho, poco ci manca: il 31 luglio, al Parco della Casa del Jazz di Roma, il celebre vignettista Federico Palmaroli, in arte Osho, proverà a riassumere questi ultimi due annidi pandemia, scazzi politici, guerra e complottismi epocali, nel giro di una sola ora. Lo spettacolo si chiama #LepiùbellefrasidiOsho, si ispira ovviamente alle sue vignette e «sarà a velocità 5 Giga», come scherza Palmaroli.
Tu ridi, ma secondo me mica ce la fai. Un'ora è troppo poco.
«Ce la faccio, ce la faccio! Parto più o meno dal primo lockdown per raccontare i vari patti politici, i divieti sanitari e come abbiamo affrontato, ma soprattutto aggirato, le varie limitazioni».
Insomma, Conte superstar?
«Be' certo».
Qualcosa mi dice che, artisticamente, devi molto ai Cinque stelle...
«Sì, le loro giravolte spaziali mi offrono sempre tantissimi spunti. Anche la parentesi Conte 2 è stata interessante perché si è trasformata in una specie di sit com tra lui e Casalino. Al contrario, Draghi è più difficile da decifrare umoristicamente, perché è un uomo molto compassato, defilato, che appare poco in tv».
Ora Draghi ce lo siamo giocato. Cosa pensi della crisi di governo?
«Questa legislatura è stata surreale: eravamo arrivati già al terzo governo con maggioranze assolutamente eterogenee, che ormai non riflettevano più la volontà del popolo. A questo punto, sono contento che si vada a votare».
A Zelensky quindi resta solo Biden?
«Sarà un caso, stadi fatto che chi appoggiava Zelensky non ha poi trovato un grande consenso. Alle ultime elezioni Macron se l'è vista bruttina, Boris Johnson è saltato, l'addio di Draghi è notizia di questi giorni... A Zelensky resta giusto Biden ma non credo che, dopo le ultime performance, gli americani abbiano ancora grande fiducia nel Presidente. È diventato come il nonno che ti porti appresso alle feste perché non puoi lasciarlo a casa da solo...». Alcuni anni fa lamentavi di essere un po' ostracizzato come vignettista, per via delle tue simpatie a destra. È ancora così?
«Nel mio piccolo, credo di aver rotto un po' gli steccati perché, al di là delle ipocrisie, c'era di fatto una sorta di egemonia a sinistra e continua a esserci. Sono quindi felice di quello che sono riuscito a ottenere: la gente che mi legge se ne frega della mia appartenenza ideologica. In fondo se una cosa fa ridere, fa ridere: punto. Persino Corrado Guzzanti mi segue e mi apprezza. Vero è che, se vieni da certi ambienti, devi faticare il doppio per emergere».
La tua è un'ironia democratica: a turno prendi in giro tutti. Si tratta solo di onestà intellettuale oppure le differenze tra destra e sinistra sono scomparse?
«Per definizione, il bersaglio della satira è il governo: in Italia siamo andati avanti con un governo marmellata dove c'erano dentro tutti. Giusto Fratelli d'Italia era fuori. Quindi, vuoi o non vuoi, ho preso in giro tutto l'arco costituzionale».
C'è chi ti rimprovera di essere molto tenero con la Meloni...
«È per causa di forza maggiore: ho iniziato a fare satira politica nel 2018 e in questi anni i governi sono stati sempre di determinati colori. Prima c'era Salvini con i Cinque stelle, poi Cinque stelle e Pd, poi Pd, Forza Italia e Cinque Stelle... Di fatto Meloni non ha mai preso decisioni e quindi non poteva diventare oggetto di battute».
Lei però ti piace?
«Ho un buon rapporto con la Meloni, così come con alcuni esponenti di sinistra. Comunque sì, mi piace: è una delle poche leader donne, è preparata, ha studiato».
Da romano, invece, cosa pensi dell'operato del nuovo sindaco Gualtieri?
«È ancora presto per giudicare però, come tutti quelli che lo hanno preceduto, dovrebbe evitare di fare promesse che non può mantenere.
Aveva assicurato di liberare Roma dai rifiuti entro lo scorso Natale, e non mi pare che ci siamo... Ora invece dice che nel giro di due anni trasformerà la Capitale in un borgo trentino. Ecco, fossi in lui sarei più prudente nelle dichiarazioni».
Chi salvi delle precedenti gestioni?
«Rutelli e Veltroni avevano fatto bene, anche se c'è stato un dispendio di risorse ed energie che forse non potevamo permetterci. E ora lo stiamo pagando».
È vero che a un certo punto qualcuno ha chiesto anche a tedi entrare in politica?
«Ma', sì, è successo... Ogni tanto ci sono dei velati abboccamenti, è normale, ma mica perché io abbia doti da politico: interessa il seguito che potrei portare in dote».
Quindi?
«Quindi niente. Ho sempre rifiutato. La politica deve farla chi conosce il mestiere. Direi che abbiamo avuto la dimostrazione lampante che le improvvisazioni non portano nulla di buono».
Ma se proprio dovessi scegliere, quale ministero vorresti?
«Forse quello dell'agricoltura».
Perché le tue sarebbero braccia rubate alla terra?
«Un po' sì! (ride) Inoltre sono molto attratto dal mondo della campagna».
Ho letto che lavori ancora come impiegato. Scusami, ma perché non molli?
«Considero il lavoro da vignettista ancora come un hobby. Mi fa bene concepirlo così: mi permette di essere più umano nella scrittura».
Dite si sa molto poco. Sei sposato?
«No».
Hai figli, legittimi o illegittimi?
«Illegittimi non lo so: per ora ancora nessuno si è presentato».
Sei credente?
«Sono convinto che esista Qualcosa, che guida le nostre esistenze, ma non saprei dargli un nome».
Calcio: Lazio o Roma?
«Lazio, ovvio».
Totti è l'ottavo re di Roma?
«Ma proprio no! Godevo come un riccio a ogni suo gol sbagliato. Francamente credo che avrei altri modelli anche se fossi romanista».
Perchè usi le foto per le tue vignette?
«Non so disegnare».
La tua verve ironica è da romano verace. Però vivi a Prati, una Roma un po' fighetta...
«Mano, a Prati c'è di tutto, anche zone popolari. Però il mio riferimento è Trieste-Salario».
Io comunque sogno una challenge (oggi si dice così) tra te e Zerocalcare: un freestyle tra Roma Nord e Roma Sud. Come la vedi?
«Mi piacerebbe tantissimo, lo stimo molto e sarebbe bello riuscire a creare una sintesi tra i due nostri registi. Però non credo che lui sia altrettanto interessato...».
Zerocalcare partirebbe comunque avvantaggiato: anche lui, come te, ha fatto una serie tv, ma mica sulla popolana RaiPlay. La sua va su Netflix, una piattaforma più figa.
«È vero anche se sarebbe dovuto accadere il contrario visto che è lui l'uomo di sinistra e di Roma Sud». (ride)
A proposito della tua serie tv, ci sarà una seconda stagione de Il santone?
«La stiamo scrivendo. Sono molto contento di quest' adattamento, perché racconta la periferia da un punto di vista inedito».
Hai praticamente fatto tutto: libri, serie tv, teatro. Cos' altro ti manca?
«Il calendario sexy. Battuta a parte, mi piacerebbe molto fare un programmi tv, magari di nicchia, come per esempio una rassegna stampa ironica, in stile Osho».