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L'avvocato dell'atomo: altro che metano e idrocarburi: il futuro sta nei "reattori puliti"

Luca Romano via Skype

Parla Luca Romano , fisico massimo profeta della materia oltre il pregiudizio: "Fake news sulle scorie e sullo stoccaggio, il rebus del metano, i pregiudizi delle politica: vi racconto la forza del nucleare"

Francesco Specchia
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L’avvocato dell’atomo ha, nell’ordine: un cervello radioattivo, una barba incolta, un tatuaggio maori sul braccio che intreccia creatività a guizzi scientisti e la propensione a trovare nel nucleare la soluzione alla nostra fame d’energia indotta da Putin.

Quando parli con Luca Romano, fisico torinese di 34 anni (specializzato in astrofisica fisica teorica) divulgatore eccelso, quando ne sfogli la pagine dell’ultimo libro, appunto, L’avvocato dell’atomo (Fazi pp 400, euro20); be’, ti si apre un mondo di nuove scoperte e di pregiudizi sgretolati.

Caro Romano, lei è uno dei riconosciuti paladini del nucleare in Italia. Lo ritiene l’unica fonte di approvvigionamento di energia possibile per il futuro. Quindi eliminiamo le rinnovabili del Pnrr?

“Tutt’altro. La soluzione più semplice per i prossimi anni è il mix di 60% di rinnovabili e 40% di nucleare. Certo il gas oggi è ancora necessario per i processi termici, i boiler delle case, le auto a metano; per sostituire del tutto il gas con l’energia elettrica ci vorranno almeno 10 anni. Ma se le nuove generazioni propendono per il nucleare, è perché sanno che è comunque l’energia più pulita. Letteralmente. Sia in tema di energia per kilowattora che per quantità di emissione di rifiuti. La Ue produce 100milioni di tonnellate di rifiuti tossici all’anno, il nucleare 10mila tonnellate di scorie al mondo”

Ma è diverso. Le scorie radioattive non sono pericolose? Come si fanno a smaltire senza evocare scenari apocalittici?

“Ecco, anche lei mi cade nel pregiudizio. Non esiste il problema delle scorie. A parte che le aziende nucleari sono obbligate a gestire i propri rifiuti (mentre le altre di idrocarburi no), lo standard dello stoccaggio nucleare è perfetto: non c’è mai stato un caso, una sola –dico una- criticità con le scorie nucleari delle centrali; anche se qualche problema si è presentato sui rifiuti militari. Però se uno pretende di mandare le scorie sul sole in una navicella spaziale, be’, mi pare irrealistico. Voglio dire: è molto più pericoloso lo smaltimento dell’arsenico, del cloruro di metile…”

Veramente chi parla di “nucleare pulito”, qui, istituzionalmente è solo il ministro Cingolani.

“Cingolani non ha parlato di fusione perché sa bene che è una tecnologia che non arriverà prima di 10 anni. Ma ha parlato di reattori di 4a generazione che riciclano le scorie e prendono nuova energia dal combustibile esausto (a dire il vero, sono già pulitissimi quelli di 3a generazione). D’altronde, il nucleare –ribadisco- inquina 300 volte in meno dei pannelli solari e delle turbine eoliche, cioè delle rinnovabili. Guardi anche le famose “terre rare” ; producono 60mila metricubi di rifiuti gassosi e 1500 metricubi di rifiuti liquidi”.

Condivide la trita –ma vera- constatazione che non ha senso non usare il nucleare e non renderci autonomi per energia, perché tanto, se esplodono i reattori in Francia, noi ci rimetteremmo lo stesso?

“Ecco. Questa è un’argomenatzione che odio, perché le centrali nucleari sono le cose più sicure al mondo, Chernobyl (vecchia struttura) e Fukushima (causa terremoto) non sono ripetibili, dobbiamo uscire da questo preconcetto della pericolosità. Sono molto più pericolosi gli impianti chimici; in Italia ne abbiamo 4000: sono tutti a norma? Ma dai. Non è un caso che i giapponesi abbiano riattivato i loro impianti per non dipendere dagli altri, e la stessa Ucraina, nonostante la guerra, con Energatom, la sua Eni, ha fatto un accordo con gli americani dichiarando il nucleare la principale fonte d’energia”.

A proposito. Nel suo libro, lei fa rivelazioni sconvolgenti: tipo che le scorie prodotte in un secolo dall’umanità possono star in una nave. O che Chernobyl non è fu così grave, e il disastro di Fukushima non fece vittime; e venne  trattato dai media come un “romanzo di fantascienza distopica”. E’ davvero così?

“Certo. Su Chernobyl posso capire l’allarmismo e l’ignoranza dei media: era un sito russo, non arrivavano le informazioni. Ma lì i morti ufficiali furono 54, soprattutto per il fall out e l’esplosione; poi ci furono molti casi di tumori alla tiroide, per fortuna molti curabili. A Fukushima, invece, l’incidente non ha fatto vittime i 16mila morti e 3500 dispersi furono a causa dello tsunami e del terremoto. Ma voi giornalisti vi scatenaste…”

Cioè le dice che, sull’esplosione in Giappone, la libera stampa ha creato fake news?

“In quel caso tv e giornali  furono grotteschi nell’inganno: un giornalista di Repubblica, Visetti, scrisse di un vecchio operaio che si offrì di entrare nella centrale per salvare i colleghi giovani, ma non era vero, e ne prese il nome da un sindaco locale visto in tv. Lo Spiegel collegò l’incidente nucleare con il boom delle vendite di biciclette. Sempre Repubblica raccontò di un signore che rovistava nelle materie di un ristorante per cercare pesce crudo. Manipolazione completa. Nel capitolo 2 del libro c’è tutto”.

Torniamo sulla differenziazione degli approvvigionamenti energetici. Noi dipendiamo dalla Russia per il 40% del nostro fabbisogno, circa 29 miliardi di tonnellate di metricubi di metano. Come possiamo arrivare all’autonomia usando il geotermico della centrale di lavarello, l’eolico, il solare, e potenziando il nucleare?

“La centrale di Lardarello col suo geotermico porta tra il 3%-4% di energia. Ed è l’energia più pulita, ma non credo arriverà a coprire più dell’8% del fabbisogno. Bisogna puntare al ripristino delle centrali nucleari. In Italia c’erano 4 centrali, più Montalto di Castro che aveva due reattori ed era funzionante all’80% finché col referendum è stata riconvertita. Sono centrali inutilizzabili oggi, ma comunque hanno dei siti che possono essere utili come allora. In realtà oggi per sganciarci dai russi sarebbe meglio comprare l’energia dai francesi. Poi, se scegliessimo davvero il nucleare, occorrerebbe partire con 5 reattori a volta, di modo da attivarli tra il 2026 e il 2034”.

E se riprendessimo a trivellare i giacimenti di gas del nostro mediterraneo (dopo essere stati bloccati dai referendum ambientalisti)?

“Le trivellazioni del gas posso ammetterle ora, per necessità di guerra, per non cedere al ricatto russo; ma a patto che poi si abbandonino, via via tutti i combustibili fossili. Poi sulle rinnovabili c’è un altro problema”

Che problema?

“Il governo si sta comportando discretamente bene nello sbloccare la burocrazia attorno agli impianti di rinnovabili, laddove ogni procedura è, a livello territoriale ed è rallentata da Comuni, Regioni, Province con l’effetto Nymby, “non nel mio giardino”, è il caso di molti parchi eolici come quello di Taranto bloccati dai cavilli”

Cioè: secondo lei, per evitare le trappole della burocrazia Si dovrebbero rendere tutte queste infrastrutture “strategiche” da parte dello Stato, come fu fatto per gli impianti delle telecomunicazioni?

“Esattamente. E c’è un altro problema, culturale e politico”.

Mi faccia indovinare. Ogni partito pensa sul ristretto arco del suo orizzonte culturale, e non si fanno mai piani per il futuro a lunga gittata?

“Esattamente. In Italia i governi si susseguono vorticosamente guardano al breve, massimo medio termine. Ma l’energia ha tempi lunghi. In Francia, dopo la crisi energetica del ’73, decisero di non dipendere più dal petrolio e iniziarono a costruire le centrali nucleari, tutte insieme; ora ne hanno 56. Da noi non solo non si pensa al lungo periodo ma si tralasciano le cose basilari. Esempio: l’eolico e il solare dovrebbero venire dal sud, ma, una volta prodotta l’energia, se non abbiamo le linee di trasmissioni idonee le interconnessioni tecniche dal sud al nord, quell’energia rimane ferma. Anzi. Uno studio dell’università di Padova certifica che abbiamo 150milioni Gw di energia rinnovabile al sud, ma con senza le interconnessioni ne butteremmo via l’80%”

Le sue idee sul nucleare sono, in genere, un cavallo di battaglia della destra liberista. Ma lei, scusi, biografia alla mano, non era di sinistra?

“Io sono per formazione di sinistra. Ma già nel 2001 avrei votato per i referendum sul nucleare di Berlusconi, anche se erano infilati tra i quesiti sulla giustizia. Ma già allora, da tecnico, non ero d’accordo sul tema con la sinistra. I grillini invece non li ho mai tollerati. Ricordo Grillo quando diceva che l’Italia non aveva più un grammo d’uranio, il che avrebbe destabilizzato il mercato dell’energia. Peccato che il prezzo dell’uranio sul mercato non sposti più del 2%; e che, soprattutto, lo stesso Grillo, in Val di Susa aveva detto che lì c’era uranio a iosa, roba che ci avrebbe contaminati tutti. In realtà dopo gli accordi sul clima di Parigi capii che gli unici paesi che hanno il pil più alto e il più basso grado d’emissioni sono quelli che hanno il nucleare…”.

 

 

 

 

 

 

 

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