L'analisi

Lucio Caracciolo sulla Nato Baltica: "Ecco le conseguenze per l'Italia. Comunque vada...", a cosa siamo condannati

Comunque finirà - se finirà - questa guerra, l'Italia ne uscirà più marginale quindi meno sicura". Perché, scrive Lucio Caracciolo nel suo editoriale su La Stampa, "l'Alleanza Atlantica si concentrerà sui quadranti Est e Nord, con il Mediterraneo sempre più scoperto. Si concretizza sotto i nostri occhi", ricorda il direttore di Limes, la "Nato baltica di cui profetava Gianni De Michelis negli anni Novanta", quindi "il nostro fronte marittimo necessiterà perciò di maggiore attenzione nazionale, poiché quella alleata tenderà a orientarsi altrove".

 

 

Se insomma gli Usa resteranno i "grandi registi della Nato" concentrati però sulla "sfida cinese", "la difesa dell'Europa sarà affare anzitutto degli europei. I quali dietro la facciata unitaria procedono in ordine rigorosamente sparso. A guerra in corso. Figuriamoci dopo". Infatti, sottolinea Caracciolo, "il profilo dello schieramento occidentale post-invasione dell'Ucraina è in via di ridefinizione. Polonia e Romania si profilano da tempo perni avanzati sul fronte orientale. Svezia e Finlandia (neutri pro forma, atlantici di fatto, presto forse di diritto) accompagneranno i baltici ex sovietici nel primo controllo della frontiera settentrionale della Russia. E la Germania riarmata in grande si affermerà potenza centrale nel contenimento di Mosca".

 

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A proposito di Germania, è "assai rilevante" "il colossale riarmo tedesco. I 102 miliardi assegnati da Scholz alle Forze armate, con la promessa di spendere almeno il 2% del pil per la difesa negli anni a venire, fanno della Bundesrepublik la terza nazione al mondo per spese militari. Si è scatenata la competizione fra le industrie nazionali del settore - quarto conglomerato su scala planetaria. Alcune delle quali stanno rifornendo direttamente gli ucraini visto che Berlino non si affretta a inviare armamenti a Kiev, anche perché ha i magazzini semivuoti". Di fatto, "la Germania ha avviato per la prima volta dalla seconda guerra mondiale un disinibito dibattito strategico, che investe una delle società più paciose dell'Occidente. Reduce fra l'altro dalla narcosi merkeliana, il cui effetto pare scaduto".