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Vaccino, Andrea Scanzi salta la fila ma non è reato. "Ora chiedetemi scusa": l'ultima vergogna del vice-Travaglio

Chi deve chiedere scusa a chi. Partiamo da una chiarezza basilare delle parti in commedia, perché questa è purissima commedia all'italiana, seppur con personaggi minori, a partire dal protagonista: Scanzi Andrea, "la rockstar del giornalismo italiano", per acclamazione unanime allo specchio tra lui e il suo Ego. È talmente maledetta, vive talmente al limite rispetto alle preoccupazioni piccolo-borghesi, questa rockstar, che nel marzo 2021, con la campagna vaccinale appena partita e frotte di anziani, malati cronici, persone fragili che non avevano ancora ricevuto il siero contro il Covid, smaniava tremebonda da mane a sera di vaccinarsi. Il 19 marzo 2021 ci riesce, riceve una dose di Astrazeneca nella sua Arezzo.

 

In quel momento, en passant, la Toscana è la penultima regione per vaccinazione degli over 80. Ne nasce un procedimento che ieri il gip del Tribunale di Arezzo Giulia Soldini ha archiviato. E noi ne siamo sinceramente lieti, perché non siamo credenti nel Vangelo giustizialista secondo Marco Travaglio, e ogni volta che qualcuno esce giudiziariamente intonso da qualunque scandalo o scandaletto è bene. Proprio perché non siamo al Fatto e non sovrapponiamo in toto la realtà al Codice Penale, abbiamo però trovato un po' stralunate le dichiarazioni della rockstar. «Ora bisognerebbe che mi chiedessero tutti scusa. Era una vicenda montata sul nulla da giornali disonesti intellettualmente». Poiché lui è onesto intellettualmente (come testimonia la foto postata di Putin con Salvini a sinistra e un bella sbianchettatura a destra, dove guardacaso campeggiavano Peppino Conte e Giggino Di Maio), riconoscerà che quanto segue non suona benissimo: «La richiesta di archiviazione avanzata dal Pm contiene delle affermazioni inconfutabili: ... in realtà, Scanzi non aveva diritto ad essere vaccinato (non rientrando in alcuna delle categorie indicate dalle linee guida)».

 

È l'ordinanza del gip. La quale poi chiarisce che il reato non c'è. Ma una persona che, al contrario della rockstar fifona, "aveva diritto" all'iniezione ci sarà invece pur stata quella sera, ad Arezzo, in Toscana, in Italia. Un novantenne, un pluripatologico, un appartenente a qualche categoria a rischio. È a lui, a loro, perché il 19 marzo 2021 erano ancora in tantissimi, che Scanzi deve "chiedere scusa", altro che riceverne. Scuse non tribunalizie, non previste nei codicilli, ma scuse molto più profonde, autoevidenti, esistenziali. Non solo. La rockstar ipotetica, spiega una nota del Codacons, fu vaccinata «in qualità di caregiver di soggetti vulnerabili, pur non avendo - secondo le tesi della Procura confermate dal Tribunale - alcun diritto, non rientrando nella categoria». Cioè, in termini non legali, ma comunicativi (e l'immagine è tutto per chi si rimpinza fino alla bulimia di essa, come il nostro): la toppa fu peggiore del buco. Scanzi non era "caregiver" dei suo genitori, come sbraitava con dirette social compulsive nei giorni successivi alla puntura racimolata. Evenienza che aveva già del resto chiarito l'AdnKronos, diffondendo l'informativa dei Carabinieri secondo cui «non risiede con i suoi genitori, i quali sono autosufficienti per stessa ammissione dell'interessato». Insomma, l'archiviazione è arrivata, e il commento garantista è: buon per lui. La figura barbina rimane, e la domanda cronachistica è: la ammetterà? Ma chi, la rockstar? Figuratevi, è già lì sul palco che (stra)parla di «tempesta di merda sul nulla» e «incubo kafkiano». D'altronde, strimpella su un giornale che non ha mai brandito la clava giudiziaria contro nessuno, nevvero?