Esasperazione

Enrico Mentana guida la protesta dei sì vax a Roberto Speranza: Green pass, "discriminazione per gli over 50"

Alessandro Gonzato

Che l’obbligo vaccinale per gli over 50 e la conseguente esclusione dal lavoro per i renitenti (più di un milione) fosse un provvedimento ormai anacronistico Libero lo scrive da giorni, da quando s' è consolidato il drastico calo di contagi e ospedalizzazioni. Ora, di fronte ai numeri che certificano che la storia della pandemia è cambiata, iniziano a sostenerlo senza mezzi termini anche alcuni opinion leader come il direttore del Tg La7, Enrico Mentana, il quale ieri mattina nei suoi "100 secondi" su Rds ha contestato la norma: «Oggi entra in vigore la più discussa e obiettivamente discriminatrice delle misure. È la coda della grande campagna vaccinale, della persuasione dell'opinione pubblica, però arriva in un momento in cui è chiaro a tutti che la pandemia sta allentando la morsa, e per questo sono in molti a sperare che sia almeno un provvedimento transitorio». Mentana ha sottolineato: «Se 5 milioni di italiani dopo un anno non si sono fatti neanche la prima dose significa che sono no-vax, indisponibili a farsi vaccinare. E allora cosa fare? Pensare a questo punto se sia più utile avere ranghi completi sui posti di lavoro o andare avanti con questa discriminazione, che è ben motivata», ha tenuto a precisare dato che è innegabile che il Green pass sia servito a uscire da momenti difficili e a non bloccare nuovamente l'economia, «ma è ingestibile nel lungo periodo».

 

 

Vittorio Sgarbi alla Camera ha sbottato: «Abbiamo un governo che vive sulla Luna e introduce norme assurde, follie contro i cittadini. Una sola cosa non c'è sulla Luna», è andato avanti il parlamentare citando l'Orlando Furioso, «la pazzia che "non v' è poca né assai; che sta qua giù, né se ne parte mai"». Per Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive del "San Martino" di Genova, «il Green pass oltre il 31 marzo non sarebbe più una misura sanitaria, che peraltro ha già esaurito la propria efficacia», ha sottolineato, «ma una misura politica, un mostrare i muscoli in un gioco che non vale la candela. Da marzo si può alleggerire la portata della certificazione, magari mantenerla solo per alcune situazioni come per le visite ai propri cari nelle Rsa».

 

 

PARERI AUTOREVOLI
Netta anche la posizione della microbiologa Maria Rita Gismondo: «Non esiste alcuna ragione perché resti in essere. Se l'idea è quella di mantenerla, a livello politico dovrebbero spiegarcene le ragioni». Dello stesso parere il presidente della Società italiana di virologia, Arnaldo Caruso: «Non sono d'accordo con la proposta di farla durare per tutto il 2022 avanzata dal consigliere del ministro della Salute Speranza, Walter Ricciardi». Anche i Sì vax, in sostanza, sfiduciano la politica del ministro Speranza. Aperto a una «rimodulazione» perfino la Dem Debora Serracchiani, per la quale però fino a fino marzo tutto deve rimanere com' è. Giorgia Meloni ha tuonato: «Neanche Dio può farci fare cose incompatibili con la ragione: non me lo può dire Gesù, figuriamoci Speranza». Lapidario il capo dei senatori leghisti, Massimiliano Romeo: «Se finisce lo stato d'emergenza finiscono anche le restrizioni, basta». E l'emergenza, l'ha confermato il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, terminerà il 31 marzo, quando, ha affermato, «è verosimile che ci sarà un progressivo allentamento delle restrizioni, Green Pass compreso». Vedremo, perché dal governo si fa insistente una voce: al lavoro il Green pass servirà fino al 15 giugno. Il fronte più rigorista starebbe addirittura tentando di tenerlo sino a fine estate. Intanto, stando a fonti interne al Movimento 5 Stelle, ieri durante una riunione dei deputati con l'altro sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e il capo delegazione al governo Stefano Patuanelli, quest' ultimo sarebbe arrivato a un durissimo scontro verbale con Gabriele Lorenzoni, a capo della fronda contro l'obbligo vaccinale sul lavoro. Torniamo al sottosegretario Costa: ha chiarito che l'obbligo vaccinale è in vigore anche per i lavoratori in smart working.