Il corrispondente
Federico Rampini lascia Repubblica e accusa: "Un sistema così demenziale non lo avevo mai visto"
Federico Rampini, corrispondente dall’America e saggista, 65 anni, è stato costretto alla pensione obbligata da La Repubblica da un accordo aziendale. Insomma, mentre al governo ci si scanna per alzare l’età del lavoro di tutti, si accetta che alcuni datori obblighino i propri dipendenti a uscire in anticipo per ragioni di bilancio. "Posso dirti che non avrei mai voluto essere costretto a questo", spiega il giornalista in una intervista a Luca Telese per Tpi: "Se non ci fosse stata una crisi aziendale avevo ancora un anno e mezzo. E poi, restando al lavoro si fa la ricchezza di un sistema previdenziale: conti in equilibrio".
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Tuttavia, prosegue Rampini, vuole o parlare "di un sistema di regole e vincoli senza senso che esistono solo in Italia e qualche altro paese europeo", una "follia". "Le mannaie che impongono l’abbandono. Non è un lamento personalistico, ma la constatazione di un uomo che è (anche) cittadino americano, che è cresciuto in Belgio, è stato corrispondente da Pechino, ha lavorato in mezzo mondo…. Io un sistema così demenziale non l’ho visto in nessun Paese del pianeta", osserva.
Quindi, prosegue, "quando ho dovuto dimettermi da La Repubblica ho dovuto anche farlo su un sito del ministero del Lavoro. Era obbligatorio". E' arrabbiato Rampini, soprattutto del fatto "che non vi stupiate più di nulla. Siete… mitridatizzati". Ed è una "balla colossale" che mandando qualcuno in pensione si faccia largo ai giovani "non solo per il rapporto di ricambio 1 a 10. Ma perché non esiste 'sostituzione' tra chi ha 40 anni di esperienza e un neoassunto. Sono lavori diversi".