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Il Fatto Quotidiano arricchisce la famiglia Renzi: vice-Travaglio condannato, quanti soldi deve a babbo Tiziano

Brunella Bolloli
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A differenza di altri non siamo percorsi dal selvaggio brivido del piacere per i colleghi che sbagliano, ma qui si registra la terza vittoria di fila di Tiziano Renzi contro chi avrebbe scritto falsità su di lui a proposito del caso Consip, il polverone mediatico e giudiziario scoppiato nel 2016 attorno alla società del ministero dell'Economia che opera per la gestione degli acquisti di beni e servizi per conto della pubblica amministrazione. Una storia di presunte mazzette in cambio di appalti partita dalla procura di Napoli - a condurre per Tiziano Renzi primo l'inchiesta è stato il procuratore Henry John Woodcoock - iniziata con le indagini a carico dell'imprenditore campano Alfredo Romeo, e poi deflagrata con illustri indagati tra generali e alti ufficiali dell'Arma dei carabinieri, ministri, e padri di. Come Tiziano Renzi, appunto.

 

 

Chi andò a nozze su quell'indagine, neanche a dirlo, è stato Il Fatto quotidiano di Marco Travaglio, il quotidiano che si abbevera alle carte delle procure e ha nel giustizialismo il suo marchio di fabbrica come un tempo, prima di contraddirsi, faceva il Movimento Cinque stelle, suo partito di riferimento. Ma ora, e qui sta la notizia, il vicedirettore e firma di punta della giudiziaria, Marco Lillo, autore di pagine (e libri) sui presunti affari sporchi di babbo Renzi e della sua famiglia, dovrà sborsare 30mila euro più spese legali. Il tribunale di Firenze ha infatti condannato il segugio del Fatto a pagare il papà del leader di Iv. La sentenza civile di primo grado, depositata il 15 ottobre, si riferisce a una frase di poche parole pronunciata nel 2017 in un'intervista in diretta a Radio24.

 

 

Per Lillo la frase è stata estrapolata dal contesto e male interpretata, ma i giudici gli hanno dato torto e Renzi senior ha potuto dichiarare: «Per la terza volta giornalisti del Fatto sono costretti a risarcirmi. Continuerò in ogni sede a combattere per la verità e per la giustizia». Le altre due cause non riguardano Lillo il quale farà appello: «Le sentenze si rispettano, ma quando sono ingiuste, si appellano e io lo farò». Un commento è arrivato anche da Matteo Renzi per dire che, allora, quando scoppiò lo scandalo Consip, suo padre fu sbattuto in prima pagina come un mostro, mentre «quando arriva la verità di una sentenza del giudice sta in un trafiletto. È la stampa, bellezza!». E la vicenda continua. 

 

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