Prima il senatore Nino, poi il ministro Ignazio, infine Lorenzo dal nome indiano alle amministrative di Milano. Non chiamateli Maldini (sono interisti)
Generazione LaRussa, una famiglia prestata alla politica
Nell’accalorato Paternò, paesello catanese a due passi dall’Etna, ancor oggi, dagli anni 70, troneggia cocciutamente su un muro una scritta elettorale mai cancellata dal tempo e dagli uomini: “Vota Nino La Russa!”.
L’avvocato Antonino La Russa detto Nino, fu stimato senatore della Repubblica dal 1972 al’92; ottimo politico nazionale, qui era una sorta di leggenda locale nell’Msi di Almirante. Il figlio Ignazio proprio dal ’92 ne seguì le orme sostituendolo al turno di picchetto parlamentare. E ora tocca alla terza generazione, al figlio di Ignazio Lorenzo Cochise, 26 anni che, dall’età di 7, durante le vacanze sostava proprio sotto il murale con la scritta del nonno, neanche fosse l’imprinting misterico di una vita politica a venire. Questione di karma. Lorenzo Cochise (tutti i figli di La Russa vantano nomi di capi pellerossa, dall’avvocato Geronimo al rapper Leonardo Apache) si candida per Fdl al Municipio 1, e vive questa avventura elettorale sotto il Grande spirito-guida del nonno, patriarca di una famiglia di avvocati “prestata alla politica”.
Praticante avvocato specializzato in diritto penale prossimo all’esame, collaboratore del comitato Olimpiadi invernali 2026, lettore di libri storici, appassionato tifoso di calcio nonché, in campo, buon difensore centrale, Lorenzo suggerisce un’idea sana della politica. Snocciola dalla lista Bernardo, un serie di idee efficaci: «Il mio primo impegno politico è stato al liceo, trafila da rappresentante di istituto. La scelta di candidarmi a Milano Centro roccaforte dem che può contare solo sul 10% è stata dettata da una mia migliore idea di città con piccoli grandi progetti: rimodulare le piste ciclabili, aumentare la viabilità oggi intasata, aprire l’Area C agli esercenti e prolungare per loro la sospensione della tassa di occupazione del suolo pubblico, e mantenere il doppio stadio (e a San Siro farci giocare l’Inter)». Cochise proviene dal nome del gran capo dei Chiricahaua amico di Tex Willer, è un gentile nome da battaglia.
Nino-Ignazio-Lorenzo, si diceva. Troppo incongruo il paragone con le generazioni milaniste dei tre Maldini Cesare-Paolo-Daniel. Perché la famiglia La Russa è immersa, dalla notte dei tempi, nell’interismo più militante. E sono tuttora le partite dell’Inter viste rigorosamente allo stadio e insieme ogni week end -un rito inscalfibile- a cementare il rapporto tra Lorenzo e Ignazio («Eravamo divisi su Icardi, papà era pro, io contro»). Ma, non si può tecnicamente parlare di inedito “trio politico familiare”; in quanto negli anni 80/90 spopolavano in Parlamento e Europarlamento proprio i fratelli La Russa, il più moderato dei quali, Vincenzo tradì la destra per la Dc. Epperò disegna nuovi scenari generazionali l’idea che Lorenzo, stimolato dal fratello Geronimo a cui è legato un rapporto viscerale, segua le orme. Ci provò 5 anni fa e non passò; ma non era la sua zona e Fratelli d’Italia era al 2%. Ora siamo al 20% in pieno effetto Meloni. Ignazio dice che «dalla nascita delle repubblica c’è sempre stato un La Russa in Parlamento». Per i Chiricahua le profezie si auto-avveravano…