L'analisi
Bruno Vespa contro il reddito di cittadinanza: "Fallimento assoluto. Così non conviene lavorare"
Che sia "benedetto" o "maledetto" il reddito di cittadinanza dà l'idea che lavorare non conviene. Parola di Bruno Vespa che nel suo editoriale sul Giorno riprende le dichiarazioni di Mario Draghi - "Condivido in pieno il concetto che sta alla base del reddito di cittadinanza" - ma aggiunge: "Un reddito, sia pure minimo, toglie dal mercato del lavoro una quantità enorme di potenziali produttori".
Quindi snocciola i numeri: "Al 30 giugno scorso, i percettori dell'assegno erano 1 milione 850mila con la copertura familiare superiore ai tre milioni di persone. Gli 'occupabili' sono un milione 150mila persone. Di questi meno di quattrocentomila si sono dichiarati disponibili a lavorare e meno di quattromila sono 'tirocinanti', cioè stanno imparando un mestiere". Scrive ancora Vespa: "Salvata la parte assistenziale, quella relativa al lavoro è stata un fallimento assoluto". Le imprese minori, aggiunge Vespa, "sono in ginocchio perché non trovano personale facilmente specializzabile e perfettamente coerente con il basso titolo di studio dei percettori di Rdc occupabili: il 72 per cento non è andato oltre la terza media".
Il risultato è che "chi cerca un cameriere, un commesso, un garzone si sente rispondere: mi paghi in nero? Quasi nessuno è interessato nemmeno a uno stipendio di 1.200 euro, visto che i cinque, seicento euro che dovrebbero aggiungersi al Rdc si guadagnano facilmente con qualche prestazione occasionale non assicurata". Ultimo dato: "In Campania 700mila persone sono assistite dal reddito. Più dell'intero Nord. Si può?".