Nel pamphlet "Scrivere è l'infinito"
Sabatini svela i trucchi dei grandi narratori
"Potrei azzardare che scrive solo chi sa volersi bene. Ma non è del tutto esatto, scrive solo chi sa voler bene ai suoi personaggi e alla sue storie e quindi ai lettori». L’assunto di Mariano Sabatini -pregiato critico tv, autore nonché scrittore di noir come L'inganno dell'ippocastano vincitore del Premio Flaiano- nell’introduzione di Scrivere è l’infinito - Metodi, rituali, manie dei grandi narratori (Vallecchi, pp 205, euro 14) incornicia il segreto di un buon libro e prepara ai grandi retroscena e ai trucchi dei narratori (d’altronde Trucchi d’autore era stato un altro bel saggio di Sabatini stesso, un altro viaggio alle origini della scrittura). Qui, invece,
Sabatini invoca il metodo degli inarrivabili del mestiere: Michael Cunninghan, Jeffery Deaver, Joe R. Lansdale, Lawrence Block, Amitav Gosh, ma anche i nostri Dacia Maraini, Andrea Camilleri, Gianrico Carofiglio, Lidia Ravera, Paolo di Paolo, Romana Petri e Licia Troisi. E di ognuno di essi Sabatini penetra i segreti: c’è chi scrive solo in terrazza in estate bagnandosi col tubo usato dell’acqua; chi sgranocchia cioccolata e si intasa di caffè pe rimanre sveglio nell'estensione notturna dei suoi capolavori; chi si circonda di nipoti e chi deve chiudersi al buio ascoltando musica . Tra gli scrittori c’è pure chi si ossessiona nel regalarsi una vacanza dopo la consegna; chi brucia ogni traccia originaria delle bozze, chi ascolta i pettegolezzi dei suoi pazienti sfumacchiando nelle pause dell’ambulatorio. Ma il rito di scrittura mio preferito rimane quello della grande giallista inglese PD James che, prima di pensare alla trama di un racconto di detection, pensava sempre a come compiere sul serio l’assassinio del protagonista del libro. Scrivere è l'infinito, in fondo, è più di un'indagine su un mondo affascinante; è un vademecum diverto e istruttivo, anche se -scrive Sabatini- «Scrivere non è per tutti». (sottoscriviamo).