pesanti sospetti
Domenico Arcuri, rosso da 20 milioni di euro: nascosto le perdite di Invitalia?
Un imbellettamento dei conti, in sostanza. Il cui risultato è aver fatto risultare in capo a Invitalia, l'agenzia statale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa, un utile di 36,9 milioni di euro (presentato ufficialmente come «il risultato di esercizio più positivo dell'ultimo decennio»), anziché di 16,4 milioni. Motivo per cui Deloitte, pregiata società direvisione dei conti con sede italiana a Milano e casa madre a Londra, ha espresso un «giudizio con rilievi» sui numeri del bilancio consolidato del 2020 di Invitalia, che appartiene al centro per cento al ministero dell'Economia e al cui capo c'è l'amministratore delegato Domenico Arcuri. La notizia l'ha pubblicata ieri il quotidiano La Stampa, e pare aggiungere un altro tassello alle recenti sventure dello stesso Arcuri. Il giudizio «con rilievi» è comunque positivo, ma tramite esso il revisore fa sapere di aver ravvisato una mancanza di conformità alle norme con cui il bilancio è stato redatto. Tutta la questione ruota attorno alla svalutazione degli immobili che il gruppo Invitalia ha in programma di dismettere. Il loro valore, anche in seguito agli effetti della pandemia e a tutto ciò che ne è seguito, è stato rettificato, cioè ridotto, per una cifra pari a 20,5 milioni di euro.
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Dove conteggiare quelle svalutazioni? La società di revisione non ha dubbi: le regole internazionali adottate dall'Unione europea prescrivono che esse siano inserite nel conto economico. Ossia nel documento che riporta tutti i ricavi e i costi dell'esercizio, dalla cui differenza si ricava l'utile (se le entrate superano le uscite) o le perdite (nel caso opposto). In altre parole, avrebbero dovuto essere considerate come vere e proprie uscite. Se Invitalia avesse fatto così, da quei 36,9 milioni di euro avrebbero dovuto essere sottratti i 20,5 milioni delle svalutazioni immobiliari. L'utile si sarebbe più che dimezzato scendendo, appunto, a 16,4 milioni. E addio all'esercizio «più positivo dell'ultimo decennio» e ai «risultati eccellenti anche in un anno così difficile», con cui Arcuri si è appuntato la medaglia al petto.
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REDDITIVITÀ COMPLESSIVA
I contabili di Invitalia, ovviamente d'intesa con i vertici della società che hanno firmato i documenti, hanno invece inserito quelle svalutazioni nel prospetto della redditività complessiva, che è un documento diverso, usato per scattare una fotografia del patrimonio netto della società in un particolare momento. Secondo Deloitte, tale scelta è sbagliata e «costituisce una deviazione» rispetto ai principi da adottare, «in quanto non ricorrono le circostanze previste per la deroga dalla loro applicazione». E a dimostrazione che per Arcuri il momento non sia dei migliori, sono arrivate anche le scelte del generale Francesco Paolo Figliuolo, che ha preso proprio il posto di Arcuri come commissario straordinario all'emergenza Covid. Come notato dalla fondazione Openpolis in uno studio, il generale ha reso pubblici i pagamenti effettuati negli ultimi sei mesi dalla struttura che presiede. «Andando ad analizzare il rendiconto, tuttavia, scopriamo che non si tratta dei pagamenti per le forniture acquistate dal commissario nel primo semestre del 2021, ma solo a partire dal 1° marzo, ossia il giorno in cui Figliuolo ha ufficialmente sostituito il predecessore». Figliuolo ha voluto dare alla propria gestione una contabilità separata da quella di Arcuri, col chiaro scopo di evitare ogni commistione. Lo stesso Figliuolo, parlando dinanzi ai deputati un mese fa, aveva spiegato di aver avviato una ricognizione di 200 contratti siglati da Arcuri, per circa 2,2 miliardi di euro, e di avere «avviato diverse azioni volte a esplorare ogni margine di rinegoziazione degli impegni assunti, ovvero, ove possibile, a risolvere consensualmente i contratti già stipulati». La presa di distanza non potrebbe essere più netta.