Lutto
Franco Battiato, l'amico rivela: "Alimentato con un sondino. A quel punto...", gli ultimi strazianti giorni di vita
Sulla malattia che ha portato Franco Battiato alla morte aleggia ancora un mistero. A raccontare qualcosa in più sul male contro cui stava combattendo da tempo il cantautore è Roberto Ferri, storico amico nonché suo collaboratore. "Avevo saputo che Franco era alimentato con un sondino e si sa che quando si arriva a questo punto, il tempo di vita è agli sgoccioli - ha confidato a Fanpage -. È morto nell’affetto e nell’amore, penso che sia stato amato fino alla fine dai suoi cari, ne sono convinto. E lo sarà ancora di più dal suo pubblico". Purtroppo, ha poi proseguito l'amico, "alla sua morte ero ormai preparato, perché sapevo che soffriva di una malattia neurologica. Dopo che lui non mi riconosceva più, ho interrotto i rapporti perché non riuscivo più a parlarci, era da un’altra parte del mondo".
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Non c'è dunque certezza sulla malattia di Battiato, ma a far sospettare qualcosa - oltre alle sue parole - c'è la poesia pubblicata proprio da Ferri. "Ode all’amico che fu e che non mi riconosce più", aveva scritto su Facebook qualche tempo fa. Eppure il fratello Michele ha sempre chiesto il riserbo in merito: "Quello che mi sento di dire è che stiamo assistendo mio fratello come merita, è circondato dall’affetto degli amici più cari e dei parenti - ha commentato dopo la scomparsa di Battiato -. La gente non ha rispetto di chi sta poco bene. Le persone che fanno dichiarazioni come quelle che ho ascoltato in questi giorni si qualificano da sole. Ho sentito cose che potrei definire stratosferiche, altre completamente inventate".
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Una cosa è certa: Battiato non si è reso conto di quello a cui stava andando incontro. "Nelle ultime ore - ha asserito il fratello al Corriere della Sera - non ha capito, non c’era più, per sua fortuna avvolto da un coma profondo… Franco cominciava da giorni a perdere le facoltà. Si è arrivati a un deperimento organico per cui, pian piano, si è quasi asciugato. Non si è accorto del trapasso. Circondato da me, mia moglie, mio genero, i nipoti, i collaboratori e due medici che non ci hanno mai lasciato".
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