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Giorgia Meloni, la rivincita su Repubblica: ecco come occupa con il suo libro la prima pagina del quotidiano
Giorgia Meloni si prende una sua personalissima rivincita: dopo anni di critiche, ecco che il suo libro circonda La Repubblica. Il quotidiano di Maurizio Molinari è uscito nell'edizione del 13 maggio con la pubblicità di Io sono Giorgia proprio a fianco della testata. E pensare che il quotidiano, all'epoca diretto da Carlo Verdelli, dedicava alla leader di Fratelli d'Italia pagine piene di attacchi durissimi. Gli ultimi costarono a Repubblica una querela: "Oggi Repubblica mi “regala” un paginone pieno di insulti, con un articolo che trasuda idrofobia da tutti i pori. Quello che più dispiace è che lo scomposto rigurgito di bile del giornalista si riversi contro le periferie romane e contro il popolo della destra, definito dai trinariciuti radical chic come ammasso di coatti ed emarginati. Perché il problema di questi personaggi con la bava percolante dalla bocca – pronipoti di un’ideologia ammuffita e sconfitta dalla storia – è che Fratelli d’Italia sta crescendo. E usano contro di noi proprio quel linguaggio di odio che condannano a ogni piè sospinto. Continuino pure con la loro rabbia incontinente, noi non molliamo. E continuiamo a lavorare giorno e notte per il riscatto della nostra Patria! P.S. Per i virgolettati falsi e le diffamazioni è un’altra storia, di cui ovviamente ci occuperemo nelle sedi opportune".
La denuncia, oltre che al fu direttore del quotidiano, arrivò anche alla firma dell'articolo in questione. Francesco Merlo infatti definì la leader "peronista" italiana, "razzista", "coatta" e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare poi delle frasi messe in bocca alla Meloni (come "spariamo sulle navi") ma mai pronunciate. Acqua passata però: ora la pubblicità del libro edito da Rizzoli campeggia in prima pagina.
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D'altronde quella della leader di Fdi sembra un'ascesa inarrestabile. Per la prima volta il suo partito supera il Pd. Stando al sondaggio realizzato da Fabrizio Masia per Agorà la Meloni guadagna quasi un punto percentuale passando così dal 17,6 per cento al 18,5 per cento, mentre il Partito democratico è rimasto inchiodato al 16,9 per cento. Un vero e proprio successo.
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