In studio da Giletti
Non è l'arena, Paolo Mieli sconvolto dalla frase di Davigo: "Usare prudenza? Di Matteo ha salvato la magistratura due volte"
Il caso Davigo sconvolge lo studio di Non è l'arena. Ospite di Massimo Giletti a La7 è Nicola Morra, senatore ex M5s e attuale presidente della Commissione Antimafia che ha rivelato di essere stato messo a conoscenza da Piercamillo Davigo di alcuni dettagli dei famigerati verbali segreti di Piero Amara, consegnati all'ex consigliere del Csm dal pm milanese Storari e poi consegnati in forma anonima alle redazioni di Repubblica e Fatto quotidiano.
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Davigo avrebbe mostrato i verbali a Morra "sulle tromba delle scale, invitandomi a uscire dal suo ufficio", suggerendo dunque la possibile presenza di microspie. Inquietante, ma non è finita. Davigo non ha rivelato tutto il contenuto dei verbali, e Morra non si sorprende: "Io devo essere messo a conoscenza di cose solo in funzione della mia attività istituzionale. Si addensavano nubi importanti su membri del Csm e soprattutto su uno dei magistrati anti-mafia più importanti in circolazione". Vale a dire, Sebastiano Ardita, i cui rapporti con Davigo storicamente non sono buoni.
"Ma Davigo le ha consigliato di troncare i rapporti?", chiede Giletti. "No, anzi, a mia precisa domanda mi ha detto di usare prudenza". La giornalista giudiziaria Sandra Amurri e l'ex direttore del Corriere della Sera Paolo Mieli saltano sulla sedia, letteralmente, e ridono sconcertati: "Prudenza???". "Prudenza con uno che accusano di essere legato alla loggia Ungheria? Come si traduce?", chiede Giletti. "Se devo presentare un libro di Ardita su altre questioni, posso tranquillamente farlo", risponde Morra.
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In tutta questa storia, l'unico magistrato che sembra aver seguito le regole fino in fondo, denunciando quanto "confidato" in via informale ad alcuni membri del Csm da Davigo è Nino Di Matteo: "Per la seconda volta in un anno ha salvato l'onore della magistratura", riconosce Mieli. "Conosce bene Ardita - suggerisce la Amurri -, sa che è persona onorevole e che quelle accuse non sono credibili".