L'ex magistrato
PiazzaPulita, Alfredo Robledo stronca Davigo: "Dopo questa intervista lo chiamerei Pieranguillo, sfugge ai problemi veri"
Alfredo Robledo, ex magistrato, in collegamento con Corrado Formigli a PiazzaPulita su La7, nella puntata del 6 maggio, in cui si parla della presunta Loggia Ungheria, è scatenato. Dopo aver sentito le dichiarazioni di Piercamillo Davigo, Robledo commenta: "Non mi convince per niente. Dopo questa intervista lo chiamerei 'Pieranguillo', perché sfugge ai problemi veri". E, attacca ancora: "Non è vero affatto che se avesse seguito le vie formali avrebbe svelato", dice riferendosi al fatto che quando il pm Paolo Storari si è rivolto a Davigo e gli ha dato i verbali di Piero Amara sulla Loggia Ungheria, Davigo non ha seguito la procedura prevista. Quindi Alfredo Robledo legge un documento con il quale rafforza la tesi secondo la quale proprio "Davigo avrebbe dovuto consigliare a Storari, ragazzo intelligente ma forse un po' ingenuo, di non darglieli nemmeno quei verbali ma di metterli in una busta, salire di un piano e consegnarli al Consiglio di presidenza" del Csm. Davigo però non ha fatto nulla di quanto previsto.
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In tutta questa vicenda, "l'unico comportamento veramente serio e trasparente è stato tenuto da Nino Di Matteo (capo della procura di Palermo, ndr). Che nulla ha da spartire con il palamaravirus". commenta Robledo. "Il palamaravirus è stata un'infezione della magistratura", attacca l'ex magistrato. "Devo correggere l'espressione di Palamara quando dice 'così fanno tutti'. Non è così, così fan tanti ma non tutti". E ancora, sempre riferendosi a Palamara: "Il mediatore, il mediatore dell'accidente. Lei è stato un boia per quello che mi riguarda".
"Nel momento in cui è stato individuata la bugia su Sebastiano Ardita (che secondo quanto rivelato da Piero Amara ne farebbe parte, ndr) è chiaro che Amara diventa un calunniatore". Quindi, prosegue Robledo, "bisogna processarlo immediatamente per calunnia. Poi, una volta processato vediamo cosa ha detto di falso e cosa di vero", ragiona l'ex magistrato. "Perché è chiaro che qualcosa di vero lo ha detto, Amara è un avvocato di esperienza. Conosce intrighi e situazioni antipatiche". Avrà quindi detto "cose false, cose verosimili e qualcosa di vero".