Ma è serio?
Marco Travaglio: "lo capirebbe pure un bambino ritardato". Oltre il limite contro Alessandro Sallusti
"Chi non si accorge dell'ovvio non è capace di trarre le conclusioni che ne trarrebbe pure un bambino ritardato" scrive Marco Travaglio nei confronti di un collega del quale non condivide le stesse opinioni, all'interno dell'editoriale in prima pagina del suo Fatto Quotidiano. Il giornalista Gianluca Nicoletti de La Stampa, tuttavia non ci sta e risponde a Travaglio con un pezzo pubblicato sul sito pernoiautistici.com. "Travaglio dimostra di avere un'idea ben precisa e radicata del disagio mentale come condizione umana abietta. Questo è un sintomo atavico di inciviltà su cui dovrebbe riflettere" bacchetta Nicoletti.
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"Già si produsse in questa sua lacuna di civilizzazione il 20 settembre 2017. Durante il talk de La7 Otto e Mezzo, condotta da Lilli Gruber, Marco Travaglio, al minuto 25,45 della trasmissione ha usato la frase 'andate pure avanti a trattarli come mongoloidi', rivolgendosi a Gianrico Carofiglio" racconta il giornalista. "Mi interessa molto il consolidato malcostume di personaggi di vario genere, in questo caso giornalisti e 'opinionisti', di usare termine che riguardano una patologia come insulti. Una pratica comune che, evidentemente, non ha spinto la padrona di casa Lilli Gruber a redarguire Travaglio o a scusarsi di un comportamento così orrendo" prosegue Nicoletti.
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"Senza parlare dei caregiver, che non hanno nemmeno da lontano familiarità con quello che millanta Andrea Scanzi, un altro brillante editorialista del Fatto Quotidiano, che sembra però prenderci tutti per il cu*** quando attribuisce a sé tale qualifica (che ancora attende un corretto riconoscimento istituzionale), solo perché ha due genitori non giovanissimi, ma in salute e autonomia. Possiamo farci girare un po' le palle? Possiamo dire che a priori sono comportamenti da stronzo?" si chiede il giornalista della Stampa "la prossima volta che verrà a qualcuno la tentazione di attaccare chi gli sta antipatico, tirando in ballo chi fa parte indissolubile delle nostre vite di genitori, usi piuttosto il termine 'stronzo', nessuno protesterà" conclude Nicoletti.