Apperò
Selvaggia Lucarelli, intervista-farsa a Rocco Casalino: "Il panettone?", "Dormi meglio la notte?". Versione mastina: che roba
Una Selvaggia Lucarelli versione mastino azzanna senza pietà Rocco Casalino. Se non ci credete, avete le vostre buone ragioni. Innanzitutto, perché difficile trovare giornale più schierato con Giuseppe Conte e il suo cerchio magico del Fatto quotidiano, diretto da Marco Travaglio, che con Palazzo Chigi aveva un filo diretto. Secondo, perché l'intervista della Lucarelli all'ex portavoce del premier è soprattutto sul versante intimo. Tutto molto bello, se non che il personaggio Roccobello ha valenza soprattutto politica e incarna "l'anima grigia" del contismo, tutto quello che si muoveva alle sue spalle. Un aspetto completamente trascurato da Selvaggia. Tant'è, un'occasione persa anche se è lo stesso Casalino a recuperarla, parlando a destra e manca in tv per promuovere il suo imperdibile libro-retroscena sui suoi 3 anni a fianco dell'avvocato. Risultato: le domande della intervistatrice insolitamente docile non fanno altro che far emergere il lato dolente dell'ex gieffino e muovere a sincera compassione il lettore. Considerato che è quello del Fatto, forse l'obiettivo era proprio quello.
E così, l'interrogatorio verte sull'amicizia nata tra premier e portavoce ("Lui è uno che non lascia niente al caso. Anche quando serviva un comunicato stampa pulito, in cui dovevo comunicare che so, che aveva incontrato la Merkel, io dicevo 'Presidente, mando?' e lui: 'Fammi leggere'", o ancora "Anche in pandemia tutti avevano delle crisi di nervi, lui rimaneva lucido"), sugli errori di questi anni ("Pensare di poter costruire un rapporto di amicizia coi giornalisti", insomma colpa dei cronisti)", le note audio sprezzanti su Ponte Morandi derubricate da Selvaggia a "ingenuità" quando in altri casi, o con altre persone, sarebbero valse la gogna social e la richiesta di dimissioni immediate, tanto per gradire.
Su Zingaretti, Renzi e Salvini apre semplicemente "il rubinetto", come fosse davanti al più grande spin doctor della storia e non all'uomo più contestato (anche dentro il M5s) a cui molti addebitano il pessimo atteggiamento (mediatico e politico) che ha portato alla rottura con gli alleati. "Ti è pesato dover stare attento a tutto?", è la domanda più cattiva. "Molto, sono invecchiato 10 anni almeno. Prima ero più spensierato e più buono". Si scende nella psicanalisi: "Ti sono venute fobie?", "Quella della parola, di essere registrato, frainteso, filmato". "Ti è dispiaciuto che ti sfottessero per le lacrime mentre Conte lasciava il palazzo?", e così si viene a sapere che "nel palazzo erano tutti in lacrime" (forse di gioia). E via con altri dettagli imperdibili sul panettone o l'insonnia. "Non dormo meglio la notte, il dispiacere è ancora fortissimo. Non per me, ma per Conte. Non se lo meritava".