Amarezza

Paolo Becchi, "lasciateci andare al cinema": noi chiusi in casa e loro alle consultazioni

"Ecco, intanto che vi consultate non è che ci lasciate liberi per qualche serata? Che so una pizza in pizzeria, due trenette al pesto dal cinese sotto casa? Un film al cinema? Coprifuoco a mezzanotte? Insomma qualcosa di normale mentre voi vi consultate?". Commenta ironicamente Paolo Becchi la nuova svolta di questa particolare crisi di governo. Lo fa con un tweet dopo aver pubblicato la foto del segretario generale del Quirinale che dà l'annuncio alla stampa delle dimissioni di Conte e la data di inizio delle consultazioni da parte di Sergio Mattarella.

 

 

Il professore la prende sul ridere per cercare di sdrammatizzare questa anomala crisi di governo in tempi di pandemia. Lo fa ironizzando sulle tante restrizioni che gli italiani sono costretti a subire da quasi un anno per via dell'emergenza coronavirus. Ironizza sul fatto che i tanti Dpcm del governo Conte hanno costretto gli italiani a restare a casa, mentre tutto fuori chiudeva: ristoranti, bar, cinema, teatri. E addirittura veniva imposto un coprifuoco: una parola che per i più adulti ricorda tristemente altri periodi come la guerra. E, in fondo, se non una guerra è quella che stiamo combattendo contro il Covid.

 

 

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Ma ecco che l'ironia diventa dissacrante e può trasformarsi anche in rabbia: perché mentre voi vi consultate non  ci lasciate uscire, non ci lasciare andare a fare le cose che facevamo prima, quando il virus non esisteva. Un accorato appello che mette in luce le iniquità delle restrizioni: gli italiani costretti a restare a casa e i politici che girano in macchina, si incontrano, parlano (rigorosamente con la mascherina) per risolvere una crisi creata per una ripicca personale, mentre lo stesso Becchi e gli italiani sono costretti a restare a casa, probabilmente davanti ad uno schermo tv a seguire il dibattito politico sulla crisi italiana.

 

 

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