Il sociologo durissimo

Luca Ricolfi e la seconda ondata: "Danno la colpa a noi, ma è solo del governo"

"Lo sapevo che avrebbero dato la colpa a noi". Luca Ricolfi, sul Messaggero, è durissimo: Giuseppe Conte e il governo mettono in lockdown il Natale e le feste con la motivazione dell'aumento della curva dei contagi. Tutto già scritto, secondo il sociologo (di sinistra) che però non ci sta e spiega, punto per punto, perché il "modello Italia" contro il coronavirus è (da mesi) un fallimento totale e perché la responsabilità non è tanto degli italiani "indisciplinati" o "insofferenti al governo" quanto, semplicemente, di chi governa.

 

 

 

Il problema, spiega lo studioso, è che governo ed esperti accusano gli italiani di assembramenti ma è stato lo stesso governo ad agevolarli già da quest'estate "con il bonus vacanze, le discoteche aperte, la libertà di scorazzare per i cieli alla ricerca di mete più o meno goderecce". Oppure in questi giorni pre-natalizi "con gli esercizi commerciali spalancati, il cash-back, la lotteria degli scontrini. Che immane ipocrisia", Tutto, in fondo, si basa su un teorema falso: l'inevitabilità della seconda ondata. "Le strategie con cui l'epidemia è stata affrontata nelle varie parti del mondo sono sostanzialmente tre - spiega Ricolfi -. Herd immunity: non fare (quasi) nulla attendendo l'immunità di gregge (idea accarezzata da molti governi, ma applicata solo in Svezia). Suppression: perseguire lo sradicamento del virus (strategia applicata soprattutto in Asia, in Australia e in Nuova Zelanda); Mitigation: frenare la corsa del virus mediante il lockdown, sperando di tenerlo sotto controllo dopo la riapertura (strategia applicata nella maggior parte dei Paesi occidentali)". L' Italia sceglie quest'ultima via, "la più inefficiente", applicandola "nel modo più autolesionista possibile", ossia con lockdown tardivi nonostante molti esperti avessero messo in guardia il governo già da marzo. Ad una lettera di scienziati tra cui il professor Antonio Bianconi che proponeva l'alternativa "asiatica" alla serrata totale, dal premier Conte e dal ministro della salute Speranza nessuna risposta. E nessuna risposta tempestiva nemmeno di fronte all'aumentare dei contagi già a luglio.

Ora la situazione è fuori controllo, perché "se lasci che i contagiati aumentino di 30 volte, poi ci vogliono mesi e mesi per riportare la situazione al punto di partenza. Anzi: è impossibile portarla al punto di partenza, perché ci vorrebbero 3 mesi di lockdown durissimo, o 6 mesi di lockdown light, ma comunque esiziale per l'economia". Cosa ci aspetta? "Mesi di stop and go. Un po' di settimane di Quaresima, poi un sobrio Carnevale, poi di nuovo Quaresima, poi ancora Carnevale. Il tutto regolato dal semaforo delle terapie intensive". E dire, conclude Ricolfi, che "10 Paesi su 25, dunque più di un Paese su 3" la seconda ondata è riuscita a evitarla. "E 4 di questi 10 Paesi che ce l' hanno fatta sono in Europa: Irlanda, Norvegia, Finlandia, Danimarca". Sarebbe bastato applicare almeno in parte il rigido sistema asiatico: "Controlli severi alle frontiere + mascherine obbligatorie + tamponi di massa + contact tracing + quarantene rigorose". Tutto quello che il governo si è guardato bene dal fare.