seconda ondata
Non è l'Arena, Pierpaolo Sileri sbotta sul coronavirus e le Regioni: "Siamo in guerra, a calci nel cu**"
Un Pierpaolo Sileri come mai visto prima d'ora quello in collegamento con Non è l'Arena di domenica 8 novembre. Il viceministro della Salute non ha usato tanti giri di parole: "Quando il virus corre troppo i numeri sono sicuramente meno accurati. Ora il percepito è diverso dal numero", ha affermato in collegamento con Massimo Giletti che ha mandato in onda un servizio dall'ospedale Cardarelli di Napoli. "Se voi mi chiedete cosa penso della Campania dopo che ho visto il Cardarelli, penso che stanno facendo uno sforzo sovrumano per rispondere a un territorio che ha alcune aree davvero affette. La mia percezione è che fra qualche giorno, se continuano così le cose, purtroppo anche quella regione avrà bisogno di restrizioni molto forti, molto molto forti".
Eppure le cifre fornite da alcune Regioni non sono del tutto esatte: "Non riuscite a immaginare la mia sofferenza a pensare ai 38mila morti, ai miei colleghi morti. Colleghi mi chiamano ogni giorno per dire ‘fate zone rosse che non ce la facciamo più’. Lo vogliamo capire che siamo in guerra! Stiamo lottando per salvare l’Italia, punto! Ora non è un colore politico, me ne infischio di 5stelle, Pd, della Lega: chi se ne frega!".
A quel punto a intervenire è stato il conduttore di La7 che ha evidenziato l'esistenza di un sistema che non funziona, carente in molte sue parti, incapace di far fronte ai bisogno degli italiani per la diagnostica e la cura in un momento di emergenza: "Ma perché non si è fatto quello che si doveva programmare? Me lo conferma?". Pierpaolo Sileri non si è tirato indietro e ha ammesso gli errori: "Sono pienamente d'accordo con lei, però questo è il momento in cui bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Poi chi ha sbagliate verrà cacciato a calci nel c**o. Punto".