il racconto

Coronavirus, il dramma di Giulio Golia: "Con un mese di positività ho perso l'udito"

Gianluca Veneziani

Giulio Golia delle Iene è stato positivo un mese. Ora è negativo. Si ritiene fortunato, ma non è stato affatto bene ed è arrabbiato con un sistema che non supporta i pazienti.

Adesso come sta?
«Bene. Tutto è iniziato come asintomatico. Ho appreso di essere stato a contatto con un contagiato che avevo incontrato in un pranzo di lavoro. Dopo due giorni ho avuto dolori, tosse, peso ai bronchi, fortissima emicrania, non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Non ho mai avuto febbre, l'olfatto è rimasto, ma ho perso l'udito all'orecchio sinistro, ancora oggi non è recuperato totalmente. Vedevo le ombre. La saturazione è scesa a 93».

E sua moglie?
«Febbre a 39 che scendeva improvvisamente a 35, collassava. Ho rischiato di ricoverarla perché la saturazione era a 90. Mi fanno arrabbiare coloro che dicono "non è nulla, una febbriciattola". Dipende dalle tue difese immunitarie. Un'altra cosa mi fa arrabbiare».

Cosa?
«Sei chiuso in casa e cerchi aiuto. Ho avuto difficoltà io a sentire l'Asl o Immuni, figuriamoci le persone normali. Dicono di non assalire i pronto soccorso ma se non ti danno risposte, consigli, alla fine sei ridotto a farlo. Ad esempio: l'immondizia. Quella dei malati Covid va gestita in modo particolare, ma se non puoi uscire come fai? Dopo 4 giorni in casa puzza, devi chiedere l'elemosina agli amici per venire a buttarla. E alla farmacia per le medicine. La solidarietà non dura per sempre. Mancano linee guida generali. La gente è esasperata perché non ha risposte, sono lì ad aspettare una ipotetica telefonata. Io ho un fratello medico e le persone mi chiamano per i consigli. Ma non dovrei essere io a darli: per esempio avere assolutamente a casa un saturimetro per misurare l'ossigenazione e aiutare le difese immunitarie assumendo tutti i giorni vitamina C».

Lei ha segnalato la sua positività all'app Immuni con molta fatica, vero?
«Ci ho messo dieci-dodici giorni per registrare il mio caso. Mi sono impuntato perché sono capoccione. Dall'altra parte trovi operatori sanitari che hanno altri problemi, dovrebbero prendere altro personale. Lavoro a stretto contatto con tante persone, e loro hanno saputo che avevo il Covid dopo 12 giorni: con il lavoro che faccio, poteva essere una strage. Immuni ha senso, ma deve essere un servizio immediato».

Giovedi 5 novembre tornerà in televisione alle Iene, con Filippo Roma e Matteo Viviani: cosa ha preparato?
«Sono andato nei quartieri popolari a raccontare la crisi. Alcune persone non hanno i mezzi, nemmeno un auto. Se stanno male e non sono seguite, prendono i mezzi pubblici per andare in ospedale. Si rende conto?».