Il tecnico del Css

Coronavirus, Franco Locatelli del Cts: "Nessun dato fa un prevedere un lockdown, si può invertire la tendenza"

"Siamo certamente in tempo" per cambiare passo, dice, "ma dipende da come i singoli cittadini e, insieme, come Paese, siamo disposti a fare, perché questo possa avvenire. È quindi fondamentale che tutti, nessuno escluso, facciano quanto è nelle proprie possibilità per limitare la diffusione del virus. Non ci possiamo proprio più permettere deviazioni dalle buone regole". Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) e componente del Comitato tecnico-scientifico (Cts) per l'emergenza coronavirus, intervistato dal Corriere della Sera, non è allarmista e ritiene che si possa ancora invertire la marcia dei contagi da Covid-19. 

 

 

 

 

"Non ritengo vi siano elementi che possano indirizzarci a prevedere un prossimo, nuovo lockdown, né tantomeno un lockdown da realizzarsi in un tempo così definito, ma ancora relativamente lontano, quale le festività natalizie". Per Locatelli "sarà determinante quello che ognuno di noi nei comportamenti individuali sarà in grado di fornire come contributo per evitare che l'incremento di nuovi casi giornalieri assuma un andamento esponenziale sfuggendo al controllo". 

 

Ma i trasporti hanno favorito la crescita dell'epidemia? "I mezzi di trasporto, soprattutto in alcune ore del giorno, certamente rappresentano un potenziale luogo dove possono formarsi assembramenti, da evitarsi nel modo più assoluto", risponde il numero uno del Css. Tuttavia, aggiunge, "non sono disponibili dati che possano far ricondurre la modifica del trend della curva dei contagi al loro utilizzo né, tantomeno, sono stati segnalati focolai.


Quanto ai focolai intra-familiari, che sono circa il 70% del totale, per Locatelli "il rischio è che la famiglia, intesa sia come persone sia con riferimento alla sfera abitativa, possa essere percepito come il luogo in cui si è meno portati ad adottare misure atte a preventive il contagio". Ma su cosa è basato il limite di 6 persone a cena, applicato anche in Francia? "La cosiddetta 'regola del 6' non è una legge - precisa l'esperto - ma una raccomandazione che, pur in assenza di un'indiscutibile evidenza scientifica, è fondata su un principio ispiratore improntato a massima precauzione e strettamente connesso alla logica di evitare assembramenti in luoghi chiusi".

Infine il carico delle infezioni sul Servizio sanitario nazionale: "Al momento nessuna regione ha esaurito le risorse a disposizione" in terapia intensiva, evidenzia Locatelli. "I dati che si riferiscono a una tendenza all'esaurimento dei posti letto nelle rianimazioni pertengono alla dotazione aggiuntiva specifica per i pazienti affetti da Covid-19. Esiste però tutta la quota, assai elevata, di posti letto convenzionali nelle rianimazioni degli ospedali che, quando la curva dei contagi era limitata, avevano ripreso a svolgere le funzioni di supporto normalmente dedicate ad altre patologie. Anche se si assistesse a un ulteriore incremento del numero di pazienti - rassicura il presidente del Css - sono disponibili posti di terapia sub-intensiva prontamente convertibili in intensiva. Sempre che dovesse essere necessario"