Ti aspetterò tutta la vita
Nadia Toffa, le poesie che ha lasciato alla mamma: le riflessioni più intime della "Iena"
Fate ogni cosa che vi sentite di fare, date i baci che vi sentite di dare. E gridate tutti quei «mi manchi» che nascondete. Fate tutto adesso, prima che sia troppo tardi. La vita, a volte, ci stravolge i piani e non ci dà la possibilità di scegliere. Perciò evitate i rimorsi. Fatelo, agite, perché i rimorsi logorano il cuore. Sembra di vederla, Nadia. Le sue parole sono come lei. Scendono da rapide altissime, fanno le capriole, rimbalzano e poi si conficcano nella testa. Deflagrano come temporali nel silenzio della notte e rapiscono con la stessa gentilezza dei suoi occhi. La ricordiamo quando, esile come un filo d'erba, si vestiva da Iena e si avvicinava agli intervistati: non dava scampo.
Ecco, le sue parole mettono spalle al muro. Da oggi in libreria c'è il libro Ti aspetterò tutta la vita - Pensieri d'amore (Chiarelettere, 160 pp., euro 16): è una raccolta di versi, pensieri e riflessioni della giornalista Nadia Toffa, uccisa da un cancro bastardo che lei ha combattuto fino all'ultimo alito di vita. Scriveva di notte, quando non riusciva a dormire per gli effetti della chemioterapia o quando i pensieri diventavano più insopportabili dei dolori. Nadia prendeva il suo cellulare e scriveva come per liberarsi. Poi, quando ha capito che non ce l'avrebbe fatta, ha consegnato tutti gli appunti a sua madre Margherita che già sapeva cosa fare: avrebbe dovuto affidarli Lorenzo Fazio, direttore editoriale di Chiarelettere. Così, dopo il primo libro Non fate i bravi, ecco il secondo Ti aspetterò tutta la vita che è il testamento spirituale di Nadia, un viaggio nel suo cuore.
IL CORAGGIO
Leggendo le sue riflessioni sull'amore si scopre la fonte da cui la «guerriera» attinse il coraggio che la fece tornare in televisione dopo aver vinto la prima battaglia e si trova anche una spiegazione per quell'ostinazione che la spingeva a sperare contro tutte le evidenze. Non era un'illusa, Nadia. Sapeva come sarebbe finita. Semplicemente non voleva dargliela vinta al bastardo e non si arrendeva. Ha riempito di vita ogni secondo che la separava dalla morte. Centosessanta pagine in cui Nadia parla d'amore. Non un amore. Ma tutti gli amori che attraversano la vita. L'amore carnale. Quello sfiorato e quello consumato. L'amore tradito. L'amore che non chiede nulla e quello che pretende tutto. L'amore impossibile che vorrebbe sfidare l'infinito e si consuma in un attimo. Ma prima di tutti gli altri c'è quello per la mamma. Riportiamo i versi finali che Nadia ha scritto per la signora Margherita (chissà quante volte è andata a rileggerli per planare sul dolore con la stessa consapevole leggerezza di Nadia). Un solo sguardo è bastato. Da allora mi hai amato. Io sarò con te eternamente. La terra non potrà dividerci per niente. Siamo la stessa mente. Nadia non aveva paura della morte ma non sopportava di non dover vivere più, non voleva andarsene così presto e così in fretta. Per questo ha cercato di dire, fare, pensare tutto quello che poteva nel ponte tra la sua vita precedente e l'ignoto. Un ponte che lei ha trasformato, nonostante tutto, in un arcobaleno di colori. Dal mondo non me ne voglio per ora andare. Desidero solo l'impossibile: il dono che tutti imparino a perdonare. Punto lo sguardo in alto perché non temo nel dover un grande salto affrontare. Giocare con gli spruzzi delle pozzanghere è un'onda di vitalità da afferrare. Stringo un aquilone per riuscire di nuovo a volare.
L'ARCOBALENO
Nadia parla della morte senza chiamarla per nome. I suoi sono pensieri notturni, ispirati, ma mai disperati. Si vede ora pistolero, ora farfalla e a tratti sfida il destino. Tiepide sere d'estate sono state divorate. Bramoso solletico sentono le anime mai sfiorate. Velata leggiadria evoco corteggiata dai fiori; in una vita si possono provare innumerevoli amori. Ascolto i consigli della natura; non mente; protegge un'anima pura, per questo non mi sfiora mai la paura. Dopo aver letto queste centosessanta pagine di Nadia si possono fare due cose: incazzarsi per tutte le volte che il destino si prende beffa di noi, oppure aprire la finestra, respirare profondamente e pensare che tutto sommato conviene giocarsela fino in fondo questa partita che è la vita. Sappiamo come finirà ma non importa, intanto restiamo in campo. Nadia lo fece anche quando la sua corsa su questo treno era arrivata al capolinea. E ricordati, io ci sarò. Ci sarò su nell'aria. Allora ogni tanto, se mi vuoi parlare, mettiti da una parte, chiudi gli occhi e cercami. Ci si parla. Ma non nel linguaggio delle parole... Nel silenzio...La morte non è stata l'ultima parola sulla vita di Nadia Toffa. I diritti d'autore ricavati dalla vendita del libro, attraverso la neonata Fondazione Nadia Toffa, saranno destinati dalla famiglia di Nadia, in collaborazione con Don Maurizio Patriciello della Terra dei Fuochi, a sostenere iniziative sul territorio, centri di ricerca e ospedali impegnati nella ricerca e cura del cancro.