Censura

Grande Fratello Vip, "ma se chiamavano neg*** pure me": dopo la cacciata, Fausto Leali si sfoga con Libero

Giovanni Terzi

Pittore, ti voglio parlare / Mentre dipingi un altare / Io sono un povero negro / E d'una cosa ti prego / Pur se la Vergine è bianca / Fammi un angelo negro / Tutti i bimbi vanno in cielo / Anche se son solo negri / Lo so, dipingi con amor / Perché disprezzi il mio color? / Se vede bimbi negri / Iddio sorride a loro / Non sono che un povero negro / Ma nel Signore io credo / E so che tiene d'accanto / Anche i negri che hanno pianto...". Questi alcuni versi della canzone "Angeli Negri", pubblicata nel 1968 nell'album "Il negro bianco" di Fausto Leali. È il racconto di un pittore di Madonne a cui si rivolge una persona di colore, pregandolo di dipingere almeno un angioletto nero al fianco della Vergine Bianca. Semmai ci fosse stato bisogno, è la rappresentazione di come Fausto Leali, più di mezzo secolo di successi musicali, volesse intendere con la parola "negro": senza alcuna voglia di offendere o di essere violento e razzista. E invece è stato espulso dalla trasmissione Grande Fratello Vip proprio dopo aver usato questo termine riferito a Enock Barwuah, fratello di Mario Balotelli, che per l'appunto è di colore. «Ho sbagliato e, lo dico per correttezza subito, Alfonso Signorini mi aveva, prima della partenza, fatto presente alcune imprescindibili regole che si dovevano rispettare, ed è in questo sempre stato con me leale e sincero. Il gioco ha delle regole e io non le ho rispettate, quindi capisco la mia eliminazione».

Tutto a posto quindi?

«In realtà ciò che più mi ha provocato dolore è stato il dopo».

Che cosa vuol dire?

«Ho trovato fuori luogo i commenti di molte persone che, forse per motivi personali, hanno voluto infilarsi nella polemica chiamandomi "ignorante", "razzista" o cose del genere».

Lei è razzista?

«Assolutamente no! Ed è la mia storia che lo racconta. Proprio il brano "Angeli Negri" era all'interno di un album che si chiamava "Il negro bianco", riferito a me».

E perché?

«Perché una voce "soul" come la mia era simile alla tonalità delle persone di colore, e mi creda era un modo per dire che avevo una gran bella voce. Ed è così che ho usato il termine "negro", senza malizia e senza alcuna voglia di fare polemica. Anzi, quando la dissi ad Enock Balotelli era per dire che eravamo fratelli».

Come si è comportato con lei Enock?

«Credo sia un ragazzo per bene e ingenuo. Era stupito della mia frase e lo era in modo autentico e genuino. Enock ha capito benissimo che il mio non era un atteggiamento razzista, è stato il primo a starmi vicino».

 Altri invece, come Fulvio Abbate...

«Sinceramente non ho capito perché si sia permesso di dire certe cose sul mio conto».

Nella casa c'è stato qualcuno che le è stato vicino?

«Oltre ad Enock, che è stato davvero gentile, ricordo Matilde Brandi, che ha sempre cercato di sostenermi ed era dispiaciuta della mia eliminazione. Certo che è stata una vera beffa, per me».

Perché dice questo?

«Perché per uno che è sempre stato orgoglioso di essere considerato il "negro bianco", essere tacciato di razzismo appare davvero un ossimoro».

Però lei aveva fatto un'altro reality, "Music farm": doveva essere pronto, no?

«Guardi che il Music Farm che feci, condotto da Simona Ventura, era una passeggiata in Paradiso rispetto a questo. Eravamo nell'ambito musicale, il mio, e c'era una maggiore tranquillità . Eravamo tutti musicisti, in qualche modo venivamo dallo stesso mondo. Qui invece ci sono personalità diverse che provengono da professionalità diverse».

 

 

Ma perché ha accettato di andare al Grande Fratello?

«Lo abbiamo deciso insieme a mia moglie Germana, anche se dicevamo che sarebbe stata dura stare lontani tanto tempo, ma forse aveva ragione Antonella Elia quando ha detto che è un gioco più grande di me».

La sua carriera è esplosa quasi subito con la canzone "A chi". Cosa ricorda di quegli anni?

«In realtà la mia carriera si è costruita passo dopo passo con grande dedizione. Iniziai a quattordici anni a cantare, e a diciassette organizzai la mia band. Mi ricordo quando nel 1963 il nostro gruppo fu ospite nel programma di Mike Buongiorno "La fiera dei sogni", suonando le cover dei Beatles. Il successo però arrivò che avevo 23 anni e fu meraviglioso».

E il "Clan" di Celentano?

«Non si occupò mai di me, non lo conobbi neppure. Però il fratello, Alessandro, mi voleva scritturare per la loro etichetta discografica e veniva sempre a sentirmi nei locali. Evidentemente non passavo inosservato».

Come era il mondo in quel finire degli anni Sessanta e inizio Settanta?

«Per me era un'emozione continua: Milano come Roma o Napoli brulicavano di locali dove suonare e cantare, ed io giravo per questi assieme ai ragazzi che suonavano con me. Lo "Shaker " a Napoli o il "Santa Tecla" a Milano erano per me dei veri tempi della musica».

Che aria si respirava nelle città?

«La gente stava nei locali dove si faceva musica fino alle tre del mattino. Poi se a quell'ora si cercava un posto dove mangiare un boccone, c'era l'imbarazzo della scelta».

C'era un clima artistico differente?

«Diciamo che ognuno è figlio del proprio tempo, ma certamente incontrare nei locali persone come Roger Mitchum o Kirk Douglas era emozionante».

Poi venne anche l'affermazione a Sanremo.

«Sanremo è un po' il paradigma della mia vita. Arrivavo sempre quarto, ma ci fu un triennio fantastico, 1987-1988-1989 . Con la canzone "Ti lascerò", cantata con Anna Oxa, vincemmo».

Cosa ricorda?

«Una grande gioia. Io e Anna ci divertivamo molto assieme e fu una cavalcata senza precedenti. Anna è una grandissima artista e una cara amica per me. Nel 1989 tenne a battesimo mio figlio come madrina».

Eravate molto legati?

«Per un periodo abbiamo anche abitato vicino ed eravamo spesso assieme, anche nei fine settimana; è stato un momento bello della mia vita artistica, e Anna è ancora oggi una grandissima interprete della musica italiana».

Se dovesse pensare a un erede fra i cantanti contemporanei?

«Mi viene in mente Mario Biondi, anche se lui è baritono ed io tenore. Altra voce straordinaria, possiamo dire di una generazione vicino alla mia , è Zucchero Fornaciari».

E lei cosa ascolta?

«Quando sono in macchina mi piace ascoltare la radio, ma se sono a casa con mia moglie a fare le parole crociate ascolto musica classica».

Anche adesso, dopo l'uscita dal Grande Fratello, fa le parole crociate?

«Non sono ancora riuscito; sono sempre al telefono come adesso con lei».