Nei confronti di Fitto si scaglia pure il Coronavirus

Francesco Specchia

Da quando ha deciso di smettere la giacca e la cravatta, di indossare camicie sgarzoline alla Renzi, e di farsi crescere quel capello da cantante neomelodico; be’, Raffaele Fitto è assalito da una sfiga che nulla ha d’umano. Poi dicono che il look non incide.

Soltanto una settimana dopo lo schianto contro il muro elettorale di Michele Emiliano, Fitto lo sconfitto, l’uomo che -nelle intenzioni del centrodestra - avrebbe dovuto tornare a governare la Puglia, oggi si prende pure il Covid. Lo racconta, con solito sguardo colorato di mestizia, lo stesso europarlamentare attraverso un post via Facebook: «Dopo aver ricevuto, mercoledì scorso, la notizia da parte di un mio stretto collaboratore della sua positività al test covid-19 ho chiesto immediatamente alla Asl di essere sottoposto a tampone insieme alla mia famiglia. Solo io e mia moglie siamo risultati positivi anche se al momento senza sintomi». Ma poi rassicura i fan: «Continuerò ovviamente la quarantena fino a nuove indicazioni da parte delle autorità sanitarie. Ciao a tutti e a presto. P.S.: spero che almeno su questo gli odiatori professionisti si prendano una bella pausa!». Ovviamente, il Ps era un pleonasmo: gli odiatori professionisti -di sinistra, ma anche pescati qua e là mondo 5 Stelle- la pausa non se la sono presa, e hanno moderatamente infierito.

E Fitto, già immerso in un crepuscolo shakespeariano, s’è beccato un’altra sberla dal destino cinico e baro. Ad onor del vero, a scorrere l’intera biografia dell’ex enfant prodige della politica meridionale, la iella l’ha visitato più volte. Ma l’uomo di Maglie, il “poppito” della politica (come i pugliesi chiamano, con una punta di stizza i leccesi delle periferia), il nostromo d’ogni burrasca, è sempre riuscito a rimettersi in piedi. E a trasformare, miracolosamente, la sconfitta in un esercizio di catarsi e, successivamente, di nuova vittoria. Gli è successo nel ’95, quando, poco più che trentenne, lacerato il rapporto democristianissimo con l’Udc di Rocco Buttiglione, s’era ritrovato prima su una strada; e, poco tempo dopo, in Forza Italia prima come eurodeputato e poi, addirittura come Governatore della sua Puglia. Gli è accaduto anche da ricandidato alle elezioni regionali pugliesi del 2005; dove, sconfitto da Nichi Vnedola per soli 14mila voti pari allo 0,6% dei consensi ebbe un piccolo travaso di bile. Ma l’anno dopo, grazie ai suoi voti e al cuore grande di SIlvio Berlusconi, diveniva deputato azzurro.

Fu dura, per lui, specie nel 2015 quando, sempre in Puglia, consumò la rottura con la dirigenza di Forza Italia e col Cavaliere che gli diede delle “suocera”; e sostenne a batteria nuovi movimenti politici matti e disperatissimi da Oltre con Fitto (che appoggiò, deludendo, come candidato presidente alle elezioni regionali Francesco Schittulli mentre Forza Italia candidava alla Presidenza Adriana Poli Bortone di Fratelli d'Italia, guarda il destino) ai Conservatori e Riformisti al gruppo Conservatori e Riformisti Europei (formazione di cui fa parte David Cameron) al Parlamento Europeo.[/14][/13][/12] Da lì, Fitto ha continuato ad alternare sfortuna ad un tenace ed innaturale senso di conservazione.

Quando pareva scomparso dal radar -anche a causa di  alcune inchieste da cui era passato ora indenne ora zoppicante-  eccolo riapparire in zona Giorgia Meloni. Alle elezioni Raffaele si piazza dietro a Giorgia nella circoscrizione Sud con 87.774 voti, di cui 55.528 raccolti nella sola Puglia. Sicchè, da clerico vagante del centrodestra, Fitto si trasforma, in pratica, in modo acrobatico, nel  numero due della leader di Fratelli d’Italia. Attorno  alla quale, egli riesce a cucire quella fitta ragnatela di relazioni internazionali che accrediteranno Giorgia nei salotti delle destre europee inseguendo sì Cameron e i Tory britannici ma anche Kaczynski e Orban, oltre che sulle testate giornalistiche internazionali.

Per inciso, è grazie a questa innata capacità d’intessere rapporti e rastrellare voti, che Fitto -forse per ubris, per tracotanza, forse per noia, forse per voglia di riscatto- chiede di ricandidarsi per l’ennesima volta in terra apula. E, qui, però, si becca la testata di Emiliano. In uno scontro di usati -più o meno sicuri- il governatore uscente ha la meglio, grazie anche al voto disgiunto dei grillini. E  per Fitto, il buon «figlio delle vecchia Dc» come lo chiamava il Berlusca, ritorna la sfiga. Ora pure il Covid. Attendiamo, sicuri, la sua prossima resurrezione...