Tra salotti, tv e urne elettorali
Galli e gli altri virologi che usano la medicina per fare politica
Col senno di poi, la vera verità stava nascosta in un sussurro del professor Roberto Burioni, il pioniere, il Piero Angela dei virologi. Burioni, ad un invito ufficiale di Renzi segretario Pd a candidarsi con i Dem declinò: “No, grazie”, aggiungendo una battutella tagliente: “D’altra parte, io sto già facendo politica…”. E aveva ragione.
Ora che virologi, epidemiologi, infettivologi, in seconda battuta pneumologi (perfino urologi se passa la vulgata, alla Briatore, prostatite-Covid) si avvicinano a commentare le elezioni - dall’ottica sanitaria, naturalmente-; be’, ora, le parole di Burioni sono illuminanti. I virologi si son trasformati in politici, nel senso etimologico del termine: le loro opinioni gestiscono le nostre vite, influenzano il legislatore, alimentano il dibattito pubblico. Prendete il caso del professor Massimo Galli, il Direttore del Dipartimento di Scienze Biomediche e Cliniche del Sacco, l’uomo che Selvaggia Lucarelli chiama “la Mara Maionchi degli infettivologi” per via della capacità di assestare feroci colpi di katana agli interlocutori ma sempre con mezzi sorrisi eleganti e milanesissimi. Galli, al Messaggero, dichiara sul campionato di calcio: “Capisco che togliere i circenses agli italiani possa dispiacere, ma dal punto di vista scientifico portare il pubblico negli impianti sportivi può avere gli stessi effetti che abbiamo visto nelle discoteche. Le scuole mi pare sacrosanto dobbiamo aprirle, non gli stadi”. Però, sulle scuole, specifica: “Non sarei stato scandalizzato se avessero aperto solo il primo ottobre, in una situazione in cui tutto fosse stato sistemato a dovere”. E, precedentemente aveva chiesto “l’unanimità di voto” sul contiano Decreto chiudi- Italia (lui che era stato il primo a prendere il Covid sottogamba); dopodiché aveva parlato di danni dei contagi di ferragosto superiori “a quelli dell’economia”. E prima ancora, in merito al convegno anti-allarmista organizzato dalla Lega sul Coronavirus, era stato tranchant: “Non ha alcuna base scientifica, è un messaggio pericoloso”. E si può anche essere d’accordo, per carità. Ma è innegabile che Galli, attraverso i propri pareri, abbia invaso il campo di almeno quattro ministeri -sport, istruzione, interni, economia- e cazziato l’opposizione. Galli, ex sessantottino mai pentito, fa indubitabilmente politica. Seppure, quando richiesto da Lilli Gruber a La7 di commentare se esistesse “un modo di sinistra e uno di destra di affrontare una pandemia”, il professore negò di volersi cimentare nella politica, dichiarandosi disponibile alla conduzione del festival di Sanremo. Eppure, mentre lo diceva, assomigliava in modo impressionante a Cirino Pomicino nell’atto di accettare il ministero del Bilancio nel governo Andreotti VI. Tra l’altro, era medico pure Pomicino.
Ma almeno Galli non si candida. L’epidemiologo Pierluigi Lopalco, altro volto noto tv, ha ufficializzato la sua candidatura in Puglia nelle fila del Pd di Michele Emiliano (sempre che la cosa non sfumi). Lopalco, a sostegno della sua lista, commenta: "Se l’alternativa fosse Moro o Berlinguer, il problema non si porrebbe. Ma in giro di profili simili non se ne vedono molti”. E incalza: “Non ci trovo nulla di male, pertanto, nel fatto che un professionista ponga le proprie competenze al servizio della comunità mettendosi in gioco con la puerile ambizione di poter cambiare le cose”. La “puerile ambizione” consisterebbe nella poltrona di Assessore regionale alla Sanità, ora in delega allo stesso Emiliano. Naturalmente il centrodestra s’è inalberato, ha contato ossessionatamente le comparsate di Lopalco in video, ne ha denunciato la strumentalizzazione del ruolo; e poi gli ha opposto Daniela De Vito, virologa all’Università di Bari, nella lista civica fittiana La Puglia Domani. Poi c’è chi è rimasto nel mezzo. Andrea Crisanti, studioso che ha isolato il focolaio di Vo’ Euganeo, prima sul Mattino di Padova denuncia che, nella riorganizzazione sanitaria, il suo governatore Luca Zaia “valuta la fedeltà politica più delle capacità tecniche”; e poi finisce candidato alle elezioni suppletive al Senato nel Collegio di Villafranca di Verona, almeno finché non salta l’accordo tra il Pd e il M5S che l’aveva invocato.
La querelle sui virologi in politica è figlia dei quella dei magistrati e degli avvocati finiti inchiodati in Parlamento. Candidandosi, è concesso loro l’uso dell’autorevolezza e del giuramento d’Ippocrate per conseguire il bene comune con altri mezzi? O, divenuti politici, gli scienziati finiscono per adeguare la loro neutralità alle partigianerie di partito? La risposta varia di caso in caso. Angela Merkel, fisica con dottorato in chimica quantistica, ha fatto il bene della (sua) nazione; Radovan Karadzic, psichiatra all’ospedale di Sarajevo ed ex Presidente serbo è in carcere condannato a 40 anni di reclusione; la senatrice a vita e premio Nobel Rita Levi Montalcini fu preziosissima per l’umanità, assai meno per il Parlamento italiano. Rimane il fatto che, quando passa un virologo in video, mi viene la tachicardia…