Magistratura avvelenata
Silvio Berlusconi, lo strano caso del figlio del magistrato Esposito: condannato, ma esercita ancora
Ferdinando Esposito, figlio del magistrato che condannò Berlusconi, fa egli stesso il magistrato a Torino non va al Csm per rispondere alla commissione disciplinare che lo giudica dopo la condanna ricevuta anni addietro. Mentre continua ad esercitare le sue delicate funzioni. Il padre è Antonino Esposito, che presiedette il collegio antiberlusconiano che spedì il fondatore del centrodestra - con i tanti dubbi emersi anche negli ultimi giorni - a svernare a Cesano Boscone, determinandone di fatto anche l'espulsione dal Senato. Lo ricorda il Tempo.
Esposito junior, secondo la sentenza definitiva, aveva preso di petto una società operante in materia alimentare, competenza che ricopriva presso il sesto dipartimento della Procura della Repubblica di Milano. Ii titolare della società era incappato in problemi giudiziari ed Esposito pretendeva il pagamento di un affitto pari a 32mila euro annui per un appartamento nei pressi di piazza Duomo. È una vicenda che è finita persino di fronte alla Corte Costituzionale, ma invano. Tutti gli espedienti che sono riservati di solito agli imputati, ora sono stati utilizzati da un magistrato per sottrarsi al verdetto di chi lo deve giudicare. Ma Ferdinando Esposito resta in tribunale. A Torino. Dove ora fa il giudice in Corte d'assise.
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Riceviamo e pubblichiamo:
Gentilissimo direttore, con riferimento all’articolo, non firmato, accessibile su “Libero” on line dell’11 luglio 2020, dal titolo “Lo strano caso del figlio del magistrato Esposito”, la pregherei, gentilmente, si sensi della legge sulla stampa, di precisare, contrariamente a quanto riportato dal quotidiano “Il Tempo”, da cui la Sua redazione ha attinto la notizia, che la sofferta e contraddittoria sentenza di condanna a pochi mesi a carico dello scrivente non è ancora definitiva perché pende ricorso per cassazione. Inoltre, le ragioni del rinvio dell’udienza disciplinare del 10 luglio 2020 sono dipese dalle gravi condizioni di salute di un consigliere del CSM. Infine, poiché è assolutamente falso che la presunta vittima fosse “incappata in problemi giudiziari”, la pregherei, altrettanto gentilmente, di precisare anche che il rapporto con il titolare della società era un rapporto di pregressa conoscenza, anzi, di amicizia, tradita e non già un rapporto sorto in ambito “giudiziario” perché, penalmente, la differenza è ragguardevole.
Nel ringraziala per lo spazio concesso, La saluto cordialmente e Le auguro un sincero e sentito buon lavoro.
Ferdinando Esposito