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Marco Travaglio, la difesa di Bonafede prima del voto: "Scarceratore o carceriere?", cosa scorda il direttore

Che tenerezza, Marco Travaglio. Certo, ora sarà contentissimo: Alfonso Bonafede è salvo e con lui anche il governo di Giuseppe Conte, il massimo della vita per il direttore del Fatto Quotidiano. Ma è doveroso tornare sul fondo vergato da Marco Manetta oggi, per difendere - toh che caso - il Guardasigilli grillino in vista del voto di sfiducia. Si tratta della solita lenzuolata colma di livore e battute di basso rango, ma per inquadrare il taglio della difesa proposta da Travaglio bastano questa righe: "Oggi il Parlamento promette di battere il record di ridicolaggine stabilito con la mozione Ruby nipote di Mubarak (l'ossessione per Berlusconi è dura a morire, nda). Infatti voterà su due mozioni di sfiducia al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede che dicono l'una l'opposto dell'altra: quella del centrodestra lo accusa di aver fatto uscire troppa gente dalle patrie galere; quella di Più Europa (Bonino&C.) lo accusa di aver tenuto troppa gente dentro. E Italia Viva, decisiva per la loro approvazione o bocciatura, è tentata di votarne almeno una. A caso. Il fatto che l'una dia a Bonafede dello scarceratore e l'altra del carceriere è un dettaglio che non tange questi buontemponi, perché hanno letto solo il titolo".

 

 

Insomma, per Travaglio le mozioni sono risibili perché esprimevano critiche opposte e solo in apparenza confliggenti. Peccato che il direttore scordi di sottolineare come la mozione del centrodestra facesse leva su un caso specifico: i boss scarcercati "a caso" per coronavirus, ragione per la quale lo accusavano di scarcerazioni facili. La mozione di Emma Bonino, al contrario, insisteva sul giustizialismo debordante di Bonafede, su quella tendenza manettara a cui il ministro è stato allevato proprio dalla scuola-Travaglio. Dunque nessun conflitto: la Lega insisteva su un fatto specifico, la Bonino sulla figura in sé. Ma Travaglio ovviamente finge di non saperlo. Si spende in un lunghissimo fondo per confondere le idee e far passare il ministro come una sorta di genio. Insomma, da parte del direttore la consueta difesa d'ufficio a cui, forse, non crede più nemmeno lui,