Le interviste
Enzo Biagi spopola in tv anche da morto
Ernest Hemingway - grande cronista in comodato d’uso alla letteratura - scriveva che «bastano sei parole per immaginare un racconto palpitante». Enzo Biagi, sulla scorta di quell’insegnamento, era in grado, attraverso una prosa diretta e un’empatia ai limiti del paraculismo, di esplorare piccoli mondi e grandi coscienze. Che la tv di Stato, a cent’anni dalla nascita e a tredici dalla morte, ne riscopra la tecnica e il mito gentile, be’, strappa applausi.
Accade infatti che da oggi, per dodici domeniche fino al 12 agosto (giorno del centenario del giornalista), alle ore 13, la Raitre di Silvia Calandrelli mandi in onda Rai3 per Enzo Biagi: le grandi interviste. Ossia un programma che Loris Mazzetti, storico scudiero di Enzo, ha fortemente voluto donare, prima della pensione, alla generazione degli spettatori nostalgici e a quella dei giovani che sui fondamentali del nostro giornalismo mostrano la memoria di un criceto. Sicché, prendendo a braccetto la storia del Novecento, ecco Biagi che intervista Gheddafi, Mitterand, Havel, Gorbaciov, Thatcher, Dalai Lama, Madre Teresa di Calcutta, Levi Montalcini, Saviano, Anselmi, Iotti, Susanna Agnelli, Lea Rabin, Masina, Loren, Cardinale, Vitti. Eppoi eccolo, ancora, incrociare sguardi e confidenze con i protagonisti del terrorismo: il generale Dalla Chiesa, Patrizio Peci, Delle Chiaie, Mambro, Faranda; per poi passare ai magistrati Giovanni Falcone, Ilda Boccassini, Rudolph Giuliani e Giancarlo Caselli. «Aveva la rara capacità, dopo qualche minuto di colloquio, di trasformare l’intervista in una chiacchierata tra amici», spiega Mazzetti montando l’ultima tranche del programma dalla sede rai di Bologna «una puntata è dedicata a Giovanni Paolo II, con l’intervista ad Ali Agca che fece il giro del mondo. Due le puntate sulla lotta alla mafia con Tommaso Buscetta che parla con rispetto di Giovanni Falcone, e spiega il cambio di passo con i Corleonesi che fecero perdere all’onorata società, con le grandi stragi di Stato e di ragazzini, il senso dell’onore». Un secondo blocco prevede i vis-à-vis con criminali come Luciano Liggio e, un paio di volte, con Michele Sindona la sera prima che venisse ucciso; «e col boss della camorra Raffaele Cutolo assieme al figlio, durante il processo, dietro le sbarre, cose che solo Biagi poteva fare».
Il programma non è una messa di suffragio. E neppure un viaggio nella vita di Biagi, nei suoi esordi al resto del Carlino, nei passaggi alla direzione di Epoca o di Grand Hotel, nei reportage per Stampa e Corriere, negli scazzi con la Rizzoli della P2, negli addii e nei ritorni in viale Mazzini, o nel famigerato “editto bulgaro”. Non è neppure un esprit agiografico sulla sua inesausta produzione tv da Il Fatto a Film Dossier, da Linea diretta a Il caso. No. Del giornalista si sa già tutto, trovarne una nuova chiave interpretativa è affondare nell’aria. Enzo Biagi: le grandi interviste è semplicemente il racconto di una nazione attraverso uno dei suoi più accorti testimoni. «Enzo era di un’astuzia clamorosa, a cui aggiungeva una grande sensibilità e la capacità innata di tirare fuori le notizie anche dalle lucertole», dice di lui Vittorio Feltri, per anni collaboratore del Biagi televisivo che ricorda: «Aveva il comportamento di un parroco di campagna ma studiava accuratamente il personaggio da intervistare facendosi aiutare da noi, una squadra di 7/8 persone, e portava sempre a casa il risultato. Era in grado anche di improvvisare a seconda dell’andazzo dell’intervista, ma il copione era fisso, scrupolosissimo. E i suoi ospiti, gli intervistati, facevano la fila: nessuno gli diceva mai di no perché sapevano che era un fuoriclasse. Faceva ascolti mostruosi». Per inciso, trasmissioni come Il Fatto, nel ’95, registravano anche il 30% di share e 8/9 milioni di telespettatori; ma il dato è storico e imparagonabile con una televisione oggi completamente cambiata. Biagi vantava un mestiere sopraffino. Adottava quella che ora sociologi dello storytelling come Enrico Cogno chiamano “tecnica situazionale”: snocciolava, specie nei cosiddetti “pezzi di colore”, piccole scene di quotidiano, brandelli di vita comune che arricchivano il racconto e scavavano verso il lettore, un canale di comunicazione tutto suo. Proprio Cogno, nelle sue lezioni universitarie, ricorda spesso il caso di un pezzo scritto da Biagi a coté della cronaca della morte di quattro persone durante un incidente automobilistico a Torino: «Scrisse un articolo ricorrendo ad azioni (forse di fantasia, ma credibili, in quanto sempre presenti nella quotidianità) che descrivevano, minuto per minuto, la giornata di ognuno dei quattro morti, facendo convergere ogni singola azione sino alle 11:59, quindi un attimo prima dell’impatto fatale. Descrisse ogni gesto che avrebbe potuto evitare di farli essere lì, proprio in quel momento esatto: i movimenti della donna che dimenticò la borsetta e tornò a recuperarla; il marito che passò da un collega per parlare di una questione di lavoro; il cugino che passò a ritirare una busta in azienda e face allungare il percorso; l’ambulanza che tardò parecchio ad arrivare al cantiere dove l’operaio si era ferito alla mano». Un cruento fatto di cronaca affrontato con l’empatia di un vecchio zio di famiglia. «Più di un prevosto, direi» continua Vittorio Feltri «a differenza di Montanelli - che riteneva le interviste ’articoli rubati e io non rubo nulla a nessuno’ e le trasformava in quei capolavori di scrittura che erano Gli incontri - Biagi sulle interviste ci ha sempre campato egregiamente. In questo senso, si avvicinava molto a Sergio Zavoli, anch’egli grande intervistatore esploso in tv con La notte delle Repubblica. Mentre, per esempio, Giorgio Bocca reportagista di pregio, era più della scuola di Montanelli».
La rentrée di Biagi parte oggi dai suoi incontri con Roberto Benigni. In una puntata sui Viaggi verso il 2000 spicca pure il racconto profetico sulle pandemie che avrebbero caratterizzato il nuovo millennnio (guarda tu, gli arabeschi del destino) attraverso l’intervista al virologo Luc Montagnier. Come essere sempre sulla notizia…