dopo la Spagnola

Il centenario che sconfisse il Coronavirus

Francesco Specchia

Questa è la vicenda lucente del Signor P. 

Il Signor P. è un allegro vagabondo della Storia in grado di sgusciare sempre dagli abbracci d’un cattivo destino. Oggi ha vinto il Coronavirus, trattando il contagio come fosse una leggera prostatite. Il piccolo particolare è che il Signor P. ha 101 anni suonati.  E, tecnicamente, da un punto di vista statistico-sanitario, dovrebbe essere morto.

 

Il Signor P. è un riminese tosto, è l’uomo che scavallò due secoli pieni in groppa a due epidemie senza fare un plissè. Il Signor P. non s’era, onestamente, mai fatto mancare nulla: aveva visto due guerre,  vissuto il boom economico e gli anni di piombo. Era sfuggito, perfino, all’altra grande epidemia-killer degli italiani: la Spagnola. Lo ritrae bene il vice-sindaco Gloria Lisi di Rimini sul Corriere della sera: «Il signor P., riminese, è nato nel 1919, nel pieno di un’altra tragica pandemia mondiale. Il secolo breve vissuto quasi per intero e poi questo primo scorcio del nuovo Millennio. Ha visto tutto, guerre, fame, dolore, progresso, crisi e resurrezioni. Valicata la barriera centenaria il destino gli ha messo davanti questa nuova sfida, invisibile e terribile allo stesso momento». E nessuno, a ben vedere, pensava che questa sfida, il Signor P., la potesse davvero vincere.

Il Signor P. aveva contratto il Covid19 la settimana scorsa. Spasmi respiratori, tosse secca quanto basta per riempirti i bronchi di sabbia: l’avevano ricoverato all’ospedale “Infermi” di Rimini, in un groviglio di tubi, maschere e cateteri. E lì era subito diventato il beniamino, il nonno di medici e infermieri, il simbolo della resistenza. Un tifo continuo e gentile, in questi giorni, percorreva le corsie del nosocomio, slalomava tra i malati e s’infilava nella stanza del Signor P. oltre il letto inclinato fino alla pronazione e il respiratore pronto all’uso. Finché il Signor P., che pareva, in virtù di statistica e logica impietose, destinato ad andarsene da questa valle di lacrime, ha avuto uno straordinario colpo di lombi. La tosse ha cominciato a scemare, la febbre s’è dileguata, i polmoni sono tornati a flettersi ringraziando l’Onnipotente. Il Signor P.,nello stupore di tutti, pare si sia alzato dal letto, abbia sorriso e chiesto un caffè.

Il Signor P. non è l’unico caso di centenario sfuggito all’ineluttabilità del virus. Le cronache, maldestre nel computo dei morti, ricordano il caso del Signor Zhu, il vegliardo cinese, anch’egli di 101 anni. Il Signor Zhu scampò al Coronavirus, lo scorso 6 marzo, con una naturalezza invincibile, facendo esercizio fisico, concedendosi alle abluzioni quotidiane in modo del tutto autonomo e spazientendosi nell’attesa della dimissione ospedaliere perché  doveva “prendersi cura” della moglie, di 92 anni. Ecco. Il Signor P. è il nostro Signor Zhu. Non raccomandato dal Buddha, ma con la tempra d’acciaio delle Romagna che trasforma la sua bella faccia grinzosa in una mappa della resilienza traversata dai mille rivoli d’un futuro mai perduto. Ogni giorno, dopo il bollettino di guerra dei contagiati e dei caduti, ricordiamoci della vittoria silenziosa del Signor P….