militanza
Luigi Cabrino, da prete a candidato civico di Forza Nuova: la storia del sacerdote "nero"
Non ha lasciato la tonaca per amore di una donna, per crisi mistica, scomunica o adesione ad altra fede. La sua piuttosto è stata un' illuminazione sulla via del Credo politico, nel senso del credere, obbedire, combattere. E così, dalla destra del Padre, è passato all' estrema destra. Ha rinunciato all' abito nero da prete preferendogli una camicia nera. Luigi Cabrino, già don Luigi, è un ex parroco del Monferrato, in Piemonte, che ha deciso di abbandonare il percorso sacro e di inoltrarsi sulle strade profane della politica. Ha talmente invocato la forza del Signore che si è ritrovato nelle fila di Forza Nuova. La sua conversione ha suscitato qualche perplessità nei parrocchiani che se lo ricordavano prete a Ozzano, Cavagnolo e Brusasco, paesi della zona. E anche nei gruppi di opposizione di San Giorgio Monferrato, dove lui era già consigliere comunale, eletto in una lista civica a sostegno del sindaco. Alcuni giorni fa la svolta: (don) Luigi Cabrino si è presentato alla commemorazione per il Giorno del Ricordo a Casale Monferrato come nuovo referenze di zona di Forza Nuova. Da ministro del culto a candidato civico a forzanuovista. IL PERCORSO POLITICO Il cammino umano, spirituale e politico di Cabrino in realtà è stato progressivo. Militante già da giovane in Alleanza Nazionale, aveva poi aderito alla Fiamma Tricolore, diventando consigliere comunale a Villanova, sempre nel Monferrato. Poi si era fatto prendere da un' altra fiamma, quella dello Spirito Santo, e aveva intrapreso il percorso religioso, facendosi prete e andando anche in missione in Patagonia e in Africa. Ma dopo il Continente Nero un altro richiamo "nero" presto lo aveva riportato sulle vie dell' impegno politico. Così nel 2014 aveva rinunciato ai voti per cercare di prendere i voti degli elettori. In un colpo solo aveva cambiato professione, stato civile e paese: era diventato insegnante di scuola primaria, si era sposato e aveva avuto due figli e si era trasferito a San Giorgio Monferrato, dove era tornato a pieno titolo in politica. Fino all' elezione in Consiglio comunale dello scorso maggio. Mancava solo un ultimo passaggio per completare il ritorno alle origini: scendere in campo con un partito di destra. Anzi, di estrema destra. In politica l' ex don Cabrino vanta grande produttività ed efficienza. Dice di aver «portato avanti ben 24 atti come consigliere comunale». Ma si spende pure in battaglie ideali e simboliche, come la campagna che chiede di modificare la legge sulle onorificenze per revocare titoli di merito assegnati a personaggi discutibili: su tutti, il Maresciallo Tito, tuttora Cavaliere di Gran Croce della Repubblica italiana. Sì, proprio quel Tito che i preti, e i preti italiani, li faceva massacrare e scaraventare nelle foibe... PROGRAMMA AMBIZIOSO La storia personale di Luigi Cabrino fa pensare a quella di altri preti neri, o presunti tali, che hanno il coraggio di offrire una testimonianza aderente al Vangelo ma non al vangelo politicamente corretto: vengono in mente don Armando Bosani, parroco di Vanzaghello in provincia di Milano, che sul suo giornalino parrocchiale smonta tutti i totem della sinistra bergogliana, o a don Mirco Bianchi, parroco a Gatteo a Mare (Rimini), che difende il crocifisso ed elogia l' uso pubblico dei simboli religiosi cristiani. Ma a differenza loro don Luigi ha fatto un passo ulteriore: è sceso in campo, ha abbandonato l' abito talare, dall' altare è passato ai palchetti dei comizi. Una scelta coerente con le sue convinzioni intime, dettata dalla volontà di aderire alla sua vera vocazione e alle sue idee più profonde. Una scelta legittima, così come legittimo è il partito cui ha deciso di aderire. E d' altronde, si potrebbe dire, molto meglio far politica spogliandosi che continuare a farla sotto mentite spoglie, conservando la veste da parroco, come fanno molti preti rossi... Resta la sensazione di una missione incompiuta, di un' abdicazione, di un vincolo spezzato. A Dio Luigi Cabrino ha preferito la Patria e la Famiglia. Ma rispettiamo la sua volontà. di Gianluca Veneziani