Intervista
Piero Marrazzo, la trans Natalie: "Come è cambiata la mia vita dopo lo scandalo"
«Amo la mia famiglia, stanno tutti in Brasile. Ho due fratelli e due sorelle, ogni anno passo con loro almeno cinque mesi». Così inizia a raccontarmi di se stessa Natalie, la transessuale con cui venne trovato l' allora presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo nell' estate del 2009. Una vicenda triste, che ha causato dolori e persino morte. Dolori nelle persone coinvolte, prima di tutto la famiglia del giornalista e a quell' epoca governatore, che ha dovuto trovare una nuova dimensione per resistere all' impatto mediatico della vicenda. E morte, perché due personaggi coinvolti nella vicenda hanno perso la vita. Natalie, ma i tuoi genitori sanno che cosa fai in Italia? «I miei genitori sanno tutto, a loro non ho mai detto bugie. Sono persone buone e semplici». E che cosa ti dicono? «Hanno accettato sempre tutto di me. Avevo sedici anni quando decisi che volevo farmi le cure ormonali per far crescere il seno». E loro? «Non dissero nulla, accettarono la mia scelta. Mi piaceva il seno delle donne e quando mi crebbe fui felice. In principio fu faticoso, pesante, le cure ormonali ti devastano. Ma poi ho provato una grande soddisfazione». Ha mai avuto un rapporto con una donna? «No, mai. Non mi piacciono le donne. Però non mi è mai nemmeno venuto in mente di farmi togliere l' organo maschile». Lei risulta sposata nel 2000 a Velletri con una donna, e si sposò come uomo: perché? «Lo feci per il permesso di soggiorno. Per quella vicenda venni condannata nel 2007 e persi il permesso». E come può oggi rimanere in Italia? «Il permesso mi venne ridato per motivi di giustizia, proprio in seguito alla vicenda che ha coinvolto il presidente della Regione». E della sera in cui i carabinieri sono entrati a casa sua, che cosa ricorda? «È una storia che ancora adesso mi fa molto male, su cui sono state dette tante cose inesatte». Tipo? «Che io avevo avuto un rapporto con Marrazzo: non era vero. C' era un rapporto molto bello fra di noi, durava da tanti anni e mai abbiamo fatto sesso. A volte procuravo della droga, ma non quella sera, e quando suonarono Piero mi disse di aprire perché eravamo "puliti"». Che cosa facevate durante questi incontri? «Parlavamo molto, come fanno tante persone». Lei mi vuole dire che le persone che vengono da lei la trattano un po' come fosse un confessore o uno psicologo? «Io non so come dirlo, ma tanti uomini si sentono soli e incompresi e, a parte il sesso, hanno bisogno di sentirsi ascoltati e capiti». Torniamo a quella sera. «Quella sera venne fatto un vero e proprio agguato a Marrazzo. Io lo continuavo a dire che volevano incastrarlo, ma lui mi diceva che era impossibile. Qualche giorno prima avevo incontrato il carabiniere Tagliente che aveva frugato nella mia borsa per prendere il mio cellulare e avere il numero di Marrazzo, ma non l' aveva trovato. Inoltre la sera prima una mia amica, Pamela, mi aveva raccontato che stavano organizzando qualche trappola per il presidente. Io lo avvisai». In effetti il nome di Pamela venne fatto subito da Natalie, per poi essere confermato nelle fasi processuali come possibile testimone della volontà di sorprendere Marrazzo in atteggiamenti poco favorevoli. Ma su Pamela, anche lui trans della zona di via Gradoli a Roma, non si riuscì ad avere alcuna prova. Sentito al telefono, l' avvocato di Natalie, Antonio Buttazzo, racconta di come da tempo si fosse a conoscenza che l' appartamento di Natalie era frequentato da persone importanti, e che forse qualcun altro poteva avere interesse a far sì che l' allora presidente della Regione Lazio venisse colto sul fatto. Natalie, perché secondo lei un altro trans avrebbe dovuto fare la spia, nel senso di spifferare la situazione di Marrazzo? «Tanti possono essere i motivi, uno dei quali anche la gelosia. Lui era un uomo potente e generoso, questo si sapeva. La sera del 3 luglio Piero era entrato nel mio appartamento con cinquemila euro perché voleva aiutarmi a chiudere un debito. Magari altre persone lo hanno voluto incastrare per poi ricattarlo e ottenere dei soldi». Che cosa mi dice del filmato ripreso proprio quella sera dagli uomini che entrarono in casa? «Capivo che i carabinieri stavano filmando, ma non pensavo arrivassero a tanta cattiveria. Poi chiesero subito i soldi e io rimasi senza parole». Per cattiveria si riferisce al ricatto? «Certamente, hanno fatto una cosa schifosa. Hanno rovinato un uomo pubblico, una bravissima persona. Sono convinta che ci siano trans che collaborano con i carabinieri, cosa che non si dovrebbe mai fare...». In che senso? «Nel nostro lavoro serve la riservatezza. Lei ha idea di quanti uomini insospettabili vengono da noi?». Che tipo di "insospettabili"? «Quelli che sembrano i più bravi, quelli che hanno moglie e figli a casa. Professionisti, persone famose del mondo dello spettacolo, calciatori e anche politici». Ma ancora adesso, dopo lo scandalo di dieci anni fa? «Assolutamente sì. Anzi, da allora il mio lavoro è aumentato. Ho avuto tanta pubblicità, molti mi riconoscono e vogliono vedere come sono. Se i trans parlassero e raccontassero ciò che sanno, sarebbe un disastro per molti». E lei non ha mai confidato a nessuno qualcosa del suo lavoro? «Mai!». Più o meno collegate a questa vicenda, a parte l' estorsione a Marrazzo e tutto quel che ne è seguito fino alle sue dimissioni, sono accadute molte cose. La prima è la morte di Brenda, l' altro trans coinvolto. Che idea si è fatta? «Premetto che non conoscevo Brenda e che anche questa cosa è stata romanzata con diverse leggende metropolitane. Personalmente mi dispiace, perché anche secondo me c' è qualcosa che non torna». Che cosa? «In primo luogo il furto del telefonino con l' agenda di tutti i suoi clienti accaduto il giorno prima. E anche il ritrovamento del computer "affogato" nel bagno, come per renderlo inutilizzabile. Mi ha fatto male vedere le foto della sua casa bruciata, e di come viveva». Un'altra persona morta è Gianguarino Capasso: lei lo conosceva? «Lo conoscevo e sapevo che era un collaboratore dei carabinieri». Non le pare strana la sua morte? «Hanno detto che è morto per droga, ma il mio avvocato mi ha riferito che secondo lui ci sono state lacune nella autopsia». L'avvocato Buttazzo, spiegando anche a me la morte di Gianguarino Capasso, mi ha raccontato che sul corpo non è stata fatta l' autopsia alla testa, cosa particolarmente anomala. E lei cosa pensa di questa morte? «Non solo che è strana, perché da quanto ho saputo quella droga era tagliata male e lui non se n' è accorto. Ma soprattutto mi dicono che il suo fidanzato, Jennifer, anche lui trans, sia scomparso nel nulla: anche questa è una stranezza». Che cosa chiede alla giustizia? «Che vengano condannati definitivamente i carabinieri che hanno ricattato Marrazzo. Sì, questa è l' unica cosa che sento di chiedere». di Giovanni Terzi