Zampate

Ferrara: il popolo di Silvio è ancora con lui. Alfano? Poche idee

Andrea Tempestini

Il Cavaliere è morto? Neanche per idea. Non ha dubbi, Giuliano Ferrara, che su Il Giornale fa il punto nel day-after della scissione. L'Elefantino parte dal Consiglio nazionale: "Ho visto una riunione scalcagnata di giornalisti e osservatori in tv, mentre Berlusconi finiva di parlare, che lo trattava irridente da cane morto, da oratore confuso, anticomunista in ritardo". Peccato però, spiega Ferrara, che "quello che parlava era il solito eroe popolare, uomo di consensi e unanimismi, piacione convocazione melodrammatica, e anche ormai un esperto delle trappole politiche, capace di fissare la media frequenza di una sintonia non fanatica con il suo popolo rinato al fastigio del movimento originario, del nome e della cosa originaria". Dunque l'Elefantino spiega che "la domandina che sfuggiva ai salottieri era in realtà semplice: c'è ancora il suo popolo?". Nessun dubbio, per il direttore de Il Foglio: "Fino a prova contraria, c'è". Le stoccate - L'Elefantino usa parole ben diverse, molto meno concilianti, anzi piuttosto dure, contro gli scissionisti guidati da Angelino Alfano. Ferrara, insomma, si riscopre falco. E scrive: "Un pezzettino di nomenclatura meridionale, con l'appendice del ciellismo nomade, scroccone e opportunista, si è separata e si è legata con l'adesivo a Enrico Letta, un galantuomo che ha vinto la lotteria di Palazzo Chigi, finendoci per caso e un po' grazie a Berlusconi, e fino ad ora non ha dimostrato di saper spendere il malloppo ricevuto in sorteggio". Quindi Ferrara s'interroga sul futuro di Alfano e del suo Nuovo Centrodestra: "Hanno idee? Hanno voti? Hanno carattere? Hanno qualche traino emozionale? Sono freschi? Sono autonomi? Sono competitvi? Vedremo. Per adesso è lecito dubitarne". Quella dell'Elefantino assomiglia molto a un'irrevocabile sentenza.