La replica

Il lettore: "Saccomanni dice balle. Ridevano del Cav e insultavano la Pascale"

Ignazio Stagno

«Vergognoso, confermo e riconfermo per filo e per segno tutto quello che ho scritto e che vi ho raccontato. Il ministro sta dicendo una balla grossa come una casa». Il ministro è Fabrizio Saccomanni, titolare dell’Economia, austero banchiere ieri finito nella tempesta. Lui è Riccardo Viviano, un nostro lettore, un cittadino, così si è definito, “indignato”. Un uomo qualunque che ieri è diventato, suo malgrado (e per questo gli chiediamo scusa), l’uomo del giorno, il grande accusatore che con le sue parole sta facendo vacillare la poltrona del superministro. Ricorderete la storia. Viviano, sabato, era a pranzo in un ristorante di Cetona, Chiantishire, tra la val di Chiana e la val d’Orcia. Cetona è la “Capalbio in collina”, luogo di ritrovo di politici, banchieri, giornalisti, soprattutto di sinistra. Al tavolo al suo fianco, Saccomanni, la moglie e altre due doppie. La compagnia discute a voce alta. Si parla di Berlusconi, definito “il nano”, della compagna del Cavaliere “che non spiccica una parola, non è in grado di mettere una parola dietro l’altra”. Ad un tratto, la frase più forte. Precisiamo: non è di Saccomanni. A pronunciarla è un suo amico. Saccomanni, ministro della Repubblica, esponente di un governo in cui siedono anche gli uomini di Berlusconi, si limita a ridere. La frase: «Che bello vedere che a Berlusconi gli stanno facendo un culo come una capanna». Segue la risata di cui sopra. Il lettore è indignato, per il tono della conversazione più che per il contenuto. E ci invia la sua e.mail. Breve verifica. Poi la pubblicazione. E qui succede l’incredibile. Saccomanni, che pure è un attento lettore con un efficiente ufficio stampa a sua disposizione, per ventiquattro ore non smentisce. Silenzio assoluto. La lettera da noi pubblicata viene ripresa da altri giornali. E ieri, a quarantotto ore di distanza, scoppiata la polemica, finita la storia in un’interrogazione parlamentare a firma di Renato Brunetta, sull’onda di decine e decine di dichiarazioni, Saccomanni scende in campo e smentisce: «Falsità e insulti. Né il presidente Silvio Berlusconi né persone a lui legate sono state in qualsiasi modo menzionate nella conversazione cui ci si riferisce, e tanto meno da me». «E invece no». Riccardo Viviano è tranquillo, per quanto tranquillo possa essere un cittadino comune che si trova a confrontarsi faccia a faccia con il più potente ministro del governo Letta. «Erano lì, a pochissima distanza da me e da mia moglie, forse una quarantina di centimetri. Noi stavamo cominciando a mangiare il secondo e loro sono arrivati. Saccomanni si stava sedendo proprio al mio fianco, poi la moglie gli ha chiesto di accomodarsi in un altro posto. C’erano la moglie del ministro, proprio accanto a mia moglie, un uomo della finanza con la consorte e un altro esponente, credo, della finanza, sempre accompagnato dalla moglie». Pare che uno di loro sia un famoso banchiere, ex funzionario della Banca d’Italia, poi dirigente del Gruppo Fiat. Anche lui è un habitué di Cetona. La scenetta è durata una mezz’oretta: commenti, pettegolezzi. Il tutto a voce alta. «Non avevano garbo. E non ascoltarli era impossibile. Stavano lì, con quelle voci lì, quell’eccitazione. Dicevano che la colpa del caos politico è del Pdl, se la prendevano con Berlusconi». Viviano, il ministro smentisce tutto… «E io ho sentito tutto. Io e mia moglie. Del resto, erano proprio attaccati a noi. E con quelle voci, poi, quelle voci alte, tutti avrebbero potuto sentire, non solo chi era proprio lì vicino. Hanno detto altro. E questo l’ha detto Saccomanni». Saccomanni in persona? «Lui. Ha detto che il vostro direttore, Maurizio Belpietro, ha scritto un articolo critico nei suoi confronti. Lui, Saccomanni, ha risposto inviando al vostro direttore una lettera che Belpietro ha pubblicato accompagnandola con la sua replica». Verissimo. E allora? «Saccomanni ha detto che Belpietro, con la replica, ha dimostrato ancora una volta di non capire niente». Divertente. Anche noi eravamo a tavola, senza alzare la voce. «Sì, ma io non voglio aizzare guerre. Dico solo che Saccomanni, anche se la pensa così, doveva stare zitto. Certe cose si dicono a casa propria, in salotto, davanti al camino, magari bevendo una grappa. Me le ha dette praticamente nell’orecchio. E poi io ho stima di Belpietro, leggo sempre i suoi editoriali. Leggo anche le sue lettere, Mainiero, i suoi articoli ironici, pungenti. Voi siete gli unici che avete riportato correttamente la storia, così come io l’ho vista e sentita». E ora il ministro smentisce, a quarantotto ore di distanza, solo quando è scoppiata, violentissima, la polemica, solo dopo l’interrogazione parlamentare, solo dopo la presa di posizione di Berlusconi. Smentisce. Ma Riccardo Viviano non ci sta: è un semplice cittadino, un nostro lettore. Era in un ristorante di Cetona, si è sentito infastidito da quelle voci. Ha anche qualche timore («con i potenti non si sa mai»), ma passare per bugiardo proprio non gli va. Possiamo comprenderlo. di Mattias Mainiero