Feroce

Vittorio Sgarbi, dura verità: "Accordo M5s-Pd, cosa c'è davvero dietro"

Maria Pezzi

Mentre Salvini girava l' Italia col suo Beach Tour, lui girava il Belpaese a caccia dei Tesori d' Italia. Ma se Salvini si è fermato al Papeete, lui, Vittorio Sgarbi, preferisce fare tappa a Pollenzo (Cuneo), dove il 4 settembre terrà lo show teatrale Tesori d' Italia, mentre il 5 sarà a San Cristoforo (Alessandria), sempre nell' ambito di Attraverso Festival, rassegna che si svolge nel paesaggio suggestivo delle Langhe, del Monferrato e dell' Appennino piemontese. Lo spettacolo è un modo per raccontare l' Italia profonda e la Bellezza nascosta, tra chiese, quadri, monumenti e palazzi, lontani dal Palazzo del potere oggi «occupato» dal governo giallorosso. Sgarbi, cos' è Tesori d'Italia? La dimostrazione che ogni opera d' arte è figlia non solo di un autore, ma anche di un territorio e della storia di quel luogo? «Già con gli spettacoli su Caravaggio, Michelangelo e Raffaello ho teatralizzato l' arte, portando in scena narrazioni sui grandi artisti. Ora parlo del patrimonio artistico e culturale della nazione nei luoghi stessi dove è stato prodotto. Ad esempio la tappa nel basso Piemonte sarà l' occasione per raccontare una delle più importanti stazioni del Rinascimento e Manierismo italiano: a Bosco Marengo c' è il santuario di Pio V fatto costruire direttamente da Giorgio Vasari nel 1566. È un pezzo di Roma e Toscana rinascimentali portate in Padania. Vale lo stesso per Palazzo Te di Giulio Romano a Mantova. Rappresentano Manierismo e Rinascimento al Nord nella loro più alta espressione». Lei gira per tutta Italia, ma tocca poco le spiagge. Andare a mare resta roba degna del gregge o delle... capre? «No, quest' estate prima ho fatto un tuffo a Sabaudia, dove sono ben visibili le tracce dell' architettura fascista. E poi sono stato nei luoghi marittimi del colonialismo italiano: mi sono fatto un bagno indimenticabile alle isole di fronte Massaua, in Eritrea». Salvini avrebbe fatto meglio a seguirla nel suo percorso culturale anziché avventurarsi nel tour tra le spiagge? «Non so se avrebbe fatto meglio visto che il quadro volge al peggio in quanto non si va a votare, ma volgerà in positivo in quanto non si va a votare subito. La situazione del centrodestra è in ripensamento rispetto all' orrore programmatico dei 5 Stelle e all' opportunismo del Pd. E quel fronte avrà tutto il tempo di far valere come elemento caratterizzante la civiltà, la cultura. Tra i dieci punti dei grillini non ce n' era uno che riguardasse il patrimonio artistico e la difesa della bellezza. E anche chi ha parlato di governo del cambiamento o chi oggi, come Toti, lancia lo slogan "Cambiamo!" è patetico. Io propongo piuttosto la parola Rinascimento, un processo di rinascita che non può prescindere dai riferimenti ideali e dal senso stesso della politica come cultura. È stato uno studioso americano, Berenson, a renderci consapevoli del valore unico del Rinascimento e quindi della nostra identità. È ora che ne diventiamo consapevoli tutti. Serve un viaggio parallelo a quello di Salvini, forse il suo viaggio mancato: quello nei luoghi della bellezza. Ecco perché lancio l' idea di un Pc, un Partito della Cultura, una forza culturale che possa innervarsi al centrodestra e sfidare i 5 Stelle che, nel nome, evocano semmai un albergo di lusso. Poi, se vogliamo metterla sullo stesso piano, io sono il più grande esperto di Vaffanculo molto prima di Grillo». Lei conosce profondamente l' Italia per averla visitata, studiata e raccontata. Chi non conosce l' Italia non può governarla? «La conoscenza riguarda diversi settori e indubbiamente quella relativa al segmento di cui mi occupo è importante. In Italia la quantità di cose da conoscere nell' ambito della cultura e del turismo è superiore all' esperienza di qualunque ministro. Ma in particolare è superiore alla conoscenza di Di Maio: lui è l' esempio nefando di una follia politica rappresentata da Grillo che, da spirito beffardo, si è fatto sostituire da una scoreggina fritta, per pura irrisione». Per approfondire leggi anche: Vittorio Sgarbi inchioda Luigi Di Maio Come ne esce il Paese dopo l' accordo di governo? «È evidente che dietro l'accordo c'è il vantaggio personale e l' opportunismo di deputati e leader di partito. Non è detto che governeranno male ma, a prescindere, si scatenerà contro di loro una macchina per metterli alla berlina: continueranno a spuntare filmati per sottolineare le loro contraddizioni, sarà insomma il governo ideale per essere presi per il culo. E così, insieme all' aggressività, si potenzierà la creatività di quanti lo contestano. Siccome Salvini ha un ruolo formidabile all' opposizione, sono sicuro che ne vedremo delle belle». Chi ha fatto la peggior figura nell' inciucio? «Di Maio ne esce malissimo, Zingaretti pure, Grillo ha prenotato per sé il posto di dio, mentre Conte ha reso palese la sua tendenza al tradimento. Solo che adesso ha una posizione di vantaggio rispetto a prima. Fino a due settimane fa era un burattino, ripescato tra mille anonimi da Di Maio. Ora può credersi presidente del Consiglio, cioè colui che propone i ministri e li sceglie, e non li accetta a scatola chiusa, come è capitato l' ultima volta. Era una comparsa che si è accreditata come premier vero quando ha fatto l' attacco in Senato a Salvini». Per il ministero dei Beni culturali si fanno i nomi di Anna Ascani, Andrea Marcucci, Paola De Micheli, tutti di area Pd. Torna il rischio dell' egemonia culturale a sinistra? «Costoro non sono in grado di fare alcuna egemonia, sebbene abbiano l' ambizione a farlo. Credo che la vera sfida sia trovare una figura a metà tra il dem Franceschini e il 5 Stelle Bonisoli, uno che riesca a tenere insieme la riforma del primo e la controriforma dell' altro. Bonisoli, negli ultimi giorni del suo mandato, ha tolto l' autonomia ai super-musei, limitando la possibilità che vengano guidati da direttori stranieri, e ha eliminato i Poli museali regionali. Ha così smontato pezzi della riforma Franceschini. Bisognerà mediare tra le due impostazioni, non facile». Ma se Conte chiedesse a Sgarbi di fare il ministro dei Beni culturali? «Ne sarei lusingato, ma rifiuterei. In qualunque altra situazione avrei ritenuto che il governo avrebbe tratto beneficio dalla mia presenza, e io da quello. Ma in questo caso ne uscirei con le ossa rotte, scadrei e verrei dimenticato perché mi sarei compromesso coi grillini, cioè una forza politica che scomparirà molto presto». di Gianluca Veneziani