Vicende

Elisabetta Canalis vince in tribunale: quanti soldi porta a casa per la foto dello spot degli slip ritoccata

Davide Locano

Sfogliare il giornale, guardare uno spot pubblicitario o navigare in rete e trovare qualcosa di familiare, ma non capire come possa succedere e il perché sia accaduto. È quello che è capitato ad Elisabetta Canalis, accortasi che alcune foto del suo corpo sono state prima manipolate e poi usate per una campagna pubblicitaria a sua insaputa. In pratica l' azienda di lingerie, per cui aveva prestato l' immagine, non avendole rinnovato il contratto sui diritti d' immagine ha continuato ad usare le foto, tagliate a pezzi e modificate, della famosa showgirl. Una vicenda finita in tribunale conclusasi con la condanna dell' azienda. Il collegio giudiziario, nelle motivazioni della sentenza, ha stabilito che Elisabetta era stata, «trattata da manichino». Proprio come avevano i denunciato i legali dell' artista. Una querelle che si è conclusa con un grosso risarcimento di 130mila euro, ma anche un danno morale di 30mila per «abusiva manipolazione d' immagine». Leggi anche: Elisabetta Canalis, un fallo in macchina? tagli chirurgici Chirurgici i tagli applicati alle foto della Canalis: un taglio dalla bocca in su e uno dall' ombelico in giù. Un modo fittizio con cui si voleva rendere irriconoscibile la modella per continuare a usare le sue foto per la linea di slip e reggiseni battezzata, "Eli". Per completare l' opera, sono stati cancellati anche i tatuaggi sulle braccia. Tutto ha inizio quando l' attrice diventa testimonial dell' azienda per un anno, da marzo 2013, per un compenso di 110 mila euro. I suoi scatti in biancheria intima vengono usati per cataloghi, cartelloni, pagine pubblicitarie e siti internet. Quanto il contratto termina, per continuare a pubblicizzare la linea l' azienda elabora al computer delle nuove foto, senza però avvertire la Canalis. La tesi difensiva dell' azienda è quella che si sia trattato di «mere immagini tecniche nelle quali la modella ritratta è stata resa irriconoscibile». Una difesa che non ha convinto i giudici della sezione specializzata in materia di imprese. Per il collegio giudicante, presieduto da Claudio Marangoni, non solo «non è credibile che la scelta del nome Eli sia stata del tutto "casuale", ma dettata dalla difficoltà di reperire altri nomi femminili da associare». Inoltre «la manipolazione delle foto mediante il taglio del volto e l' eliminazione di quelle caratteristiche impresse permanentemente sul corpo (i tatuaggi)», costituiscono «un atto gravemente abusivo dell' immagine della persona». Insomma un vero e proprio abuso, pagato però profumatamente. star in rivolta E se quello che è successo a Elisabetta Canalis ha avuto un risvolto giudiziario, non è certo nuova l' idea di "modificare" le foto di attrici e modelle soprattutto per questioni di marketing. Più appaiono belle sulle copertine dei magazine e più i giornali pensano di vendere copie. Il caso della Canalis è ovviamente diverso, ma in Usa e in Gran Bretagna da qualche anno modelle e attrici sono sul piede di guerra per l' uso eccessivo di photoshop sulle copertine. Due anni fa Emily Ratajkoski, ragazza copertina e modella milionaria, si è scagliata contro la rivista francese Madame Figaro, rea di aver ritoccato la sua foto di copertina, riducendole seno e labbra. Prima di lei a vedersi "cambiata" è stata Kate Winslet, quando fu fotografata nell' edizione inglese di GQ. L' attrice di Titanic la prese con filosofia e umorismo: «Io sono totalmente a mio agio col mio corpo, anche se per il mio portafogli va bene il modo in cui mi hanno modificato...». di Giampiero De Chiara