Scheletri nell'armadio
Vespa: "La sinistra mi fece fuori. Poi arrivò Berlusconi..."
Bruno Vespa ammette: ha ricominciato a lavorare dopo la vittoria di Silvio Berlusconi. Già, perché la sinistra, semplicemente, lo aveva fatto fuori. Lui, che aveva esordito nel giornalismo come cronista al Tempo, era un giovane democrastiano affascinato da Fanfani, del cattolicesimo sociale, poi quando passò in Rai e si dimise da direttore del Tg della rete ammiraglia, spiega, fu vittima di mobbing. O meglio, fu vittima del "settarismo della sinistra". "Ero direttore del Tg1. Mi dimisi senza trattare nulla: un vero cretino". L'aneddoto viene rivelato in un'intervista rilasciata a Sette, il magazine del Corsera, in occasione dell'uscita del suo ultimo libro. "Non mi fecero più lavorare. Chiedevo: direttore posso girare un servizio? Risposta: 'Sì, ma non si deve vedere la tua faccia'. Ricominciai solo dopo la vittoria di Berlusconi, che non conoscevo. In un pomeriggio intervistai Occhetto, Martinazzoli che annunciò le missioni e la sera il Cavaliere in tuta che preparava il programma di governo". Deliri di onnipotenza - Aldo Cazzullo nell'intervista incalza Vespa sul suo sogno, e quello di Gianni Letta, di un Cav "democrastinizzato". "Berlusconi ha grandi difetti", puntualizza il conduttore Rai, "ma ha dato voce un'Italia, tutt'altro che minoritaria, che non l'aveva mai avuta. Alla fine anche lui ha ceduto al delirio di onnipotenza che prima o poi colpisce tutti i politici, compreso Mario Monti: il Cavaliere è caduto sulle donne, il Professore sulla "salita in politica"; se fosse rimasto fermo, oggi sarebbe al Quirinale". Non manca nell'intervista un ricordo di Vespa su Massimo D'Alema e il giornalista lo tira fuori per fare un esempio sul già citatto "settarismo della sinistra": "Mi disse 'Non capisco perché uno come lei non possa votare per noi'. Subito aggiunse: 'Ho capito, la sinistra Dc. Ma io la distruggerò...".