Il personaggio

Don Bruno, il prete star del web tra messa, Tuca tuca e Juventus

Giulio Bucchi

«Buongiorno. Sono una persona normale, vede? Niente di strano, un prete normalissimo. Normale. Normalissimo». Ma proprio mentre don Bruno Maggioni ripete come un karma il concetto, ti accorgi che di normale - nel senso triste e noioso del termine - quest’uomo di 57 anni per fortuna non ha nulla. Gli occhi sorridono, le parole si rincorrono velocemente con gioia, i movimenti delle mani sono ipnotizzanti e l’energia che galleggia nell’aria, avvolgendoti, è speciale. D’altronde, proprio normale - sempre nel senso triste e noioso del termine - non è nemmeno ciò che fa don Bruno, parroco della Chiesa del Sacro Cuore. Alla fine della celebrazione dei matrimoni accende un vecchio mangianastri («Me l’hanno regalato vent’anni fa i coscritti del ’56. È una classe di ferro: ci siamo io, Miguel Bosè, Gianna Nannini e Moana Pozzi...») appoggiato in un angolo dell’altare e mette a palla «Mamma mia» dei Ricchi e Poveri («Mi piace perché è fuori moda»), cantando e ballando che in confronto Raffaella Carrà e il suo Tuca Tuca era roba da mummie. E la platea, ops, i fedeli lo seguono scatenati. Lo show di Don Bruno: guarda il video su LiberoTv     «Lo faccio da tempo, è una forma di augurio per gli sposi, una marcetta innocua che però trasmette gioia ed entusiasmo. Ho già celebrato un’ottantina di matrimoni in questo modo. A luglio, però, è stato messo su internet il video del ballo e tutti si sono interessati a me». Già, in pochi giorni don Bruno, per tutti, è diventato il prete più pazzo d’Italia (questa la descrizione del filmato su Youtube). «Un milione e cinquecento mila visualizzazioni, commenti, curiosità. E ora la gente mi riconosce. La scorsa settimana, all’aeroporto di Malpensa, due ragazzini mi incrociano e mi indicano: “Lei è quello di Mamma Maria!!! Lei è un genio!!!!”». E giù una risata. Don Bruno cammina. Si siede. Si rialza. Prova a riportare il discorso sulla serietà («Perché vede, al di là dell’ilarità che ho, scavando si trova il messaggio cristiano che al di là della superficialità...») ma si arrende. «Il gusto goliardico ce l’ho da sempre. Dai tempi del militare. Anno 1977, artiglieria a Chieti e poi Rovigo, mi occupavo dei missili della contraerea. Sono sempre stato esuberante, ho preso da mamma il gusto di far sorridere gli altri. La vocazione? Dopo il servizio di leva». Don Bruno si volta di scatto. Sorride. Indica una fotografia. «Sono io, da ragazzino giocavo a calcio e facevo il portiere. Non perché fossi bravo tra i pali, ma perché non ero capace a fare altro...». Sì, il football, altra passione del «prete più pazzo d’Italia». «Sappiamo che questo sport procura una grande gioia agli uomini. E così, spesso, nelle mie omelie utilizzo metafore calcistiche». E una volta, quando la Juve vinse lo scudetto, lui - tifosissimo della Signora - al termine di un battesimo si tolse la tonaca e indossò una maglia bianconera.  L’appuntamento con la messa celebrata a Limbiate è atteso. C’è il tutto esaurito e c’è chi arriva addirittura da fuori per l’appuntamento. «Un giorno un amico parla di me e una coppia di Milano parte apposta per venire a sentire l’omelia. Quando torna a casa, però, è delusa. “Don Bruno non è come ce l’avevi descritto - dicono all’amico - non è stato per niente brillante!”». Altra risata. Pausa. «Sa perché? Non ero io!!!! Quella domenica c’era un sostituto! Ahahahah». Complimenti, applausi, ringraziamenti. Ma anche qualche smorfia. «I bacchettoni ci sono ovunque. C’è chi mi critica dicendo che cantare non aiuta a entrare nel mistero della fede? Sbaglia, secondo me aiuta di più. E infatti gli anziani che mi seguono sono sempre emozionati e commossi». Don Bruno si ferma. Sospira e lo sguardo si alza al cielo. «Adoro il messaggio che sta trasmettendo Papa Francesco. Un messaggio di semplicità, gioia e attenzione ai poveri. Ecco, io vivo il mio essere sacerdote proprio in questo modo». Altra pausa. «Sì, so cosa sta per chiedermi. Se secondo me il Papa approverebbe i canti e i balli a fine matrimonio. Bergoglio è moderno e avanti nel tempo. Io credo che se vedesse il mio video su Facebook cliccherebbe il pollice alzato. “I like it, mi piace”. Sì, perché non c’è niente di male in ciò che faccio: sono una persona normale. Un prete normalissimo». di Alessandro Dell'Orto