Dietro la guerra
Toni Capuozzo: "Forse perché c'era Massimo D'Alema". La vergogna di Baffino premier
"Vent'anni fa, il 24 marzo 1999, cominciavano i bombardamenti su Belgrado. Ero lì". Toni Capuozzo, in un post su facebook ricorda la guerra: "La prima notte, e tante notti. I missili sul grattacielo accanto al mio albergo, dove c'era la radio della figlia di Milosevic. Quello sull'ambasciata cinese. Quello sulla televisione di Stato, con 19 morti (giornalisti, montatori, tecnici invisi al regime, messi apposta a fare il turno)". Poi l'attacco a Massimo D'Alema: "Ricordo una certa passività del mio Paese (forse perché al governo c'era D'Alema), il silenzio sugli errori - ma non erano crimini anche quelli ? - della Nato, le visite strane al despota Milosevic (comunisti e i primi leghisti italiani, le madri di Plaza de Mayo), la solitudine degli oppositori: era un paese in guerra, e le cronache idealizzavano la resistenza kossovara. Ricordo tanti amici che non ci sono più: Antonio Affaitati, Bruno Crimi, Julio Fuentes, che morirà in Afghanistan, il giornalista cileno che si toglierà la vita, colleghi che sono andati in pensione come Guido Alferj o Vittorio Dell'Uva, i miei bravi operatori, gli autisti che rischiavano con noi. Durò 78 giorni, e non servì a nulla, forse. Milosevic cadrà molto tempo dopo, la Serbia fatica e l'Europa è lontana, il Kossovo è uno Stato un po' così, i monasteri serbi sono salvi sotto scorta, nessuno ha pagato per gli "sbagli", e il tempo li ha assolti. Il tempo passa, qualche bel tatuaggio e qualche brutta cicatrice restano per sempre.