Un mese di agonia
Imane Fadil, parla il procuratore Greco: "Cosa c'era nel suo corpo". Avvelenata? Un'agghiacciante svolta
Nel corpo di Imane Fadil è stata riscontrata una "elevata presenza di cadmio e antimonio". Lo ha detto in conferenza stampa il pm Francesco Greco , capo della Procura di Milano che sta indagando sul sospetto omicidio "per avvelenamento" della modella marocchina testimone del processo Ruby contro Silvio Berlusconi. "Gli esami - ha spiegato - sono stati fatti in parte sul sangue che è stato lavato due volte nel corso della degenza e sulle urine". Il procuratore non esclude anche "la causa naturale", anche se "tutti gli accertamenti svolti all'Humanitas non hanno riscontrato patologie". "C'è l'opzione di un avvelenamento - conclude -, ma nessuno si sente di escludere una possibile causa naturale della morte. Quello che emerge è che all'Humanitas hanno tentato tutto il possibile, c'è anche l'ipotesi di una malattia rara che non è stata trovata". E sulle sostanze radioattive una parziale retromarcia: "Dopo la morte ci sono stati dei controlli in ospedale con il contatore Geiger che ha dato esito negativo, ma forse su questo si è creata una leggenda". Leggi anche: "Cosa non torna". Imane Fadil, la morte e le date: un dettaglio inquietante Una morte misteriosa che tira in ballo anche i medici dell'Humanitas, la clinica di Rozzano dove la 34enne è stata ricoverata ed è morta lo scorso 1 marzo dopo un mese di agonia. Il direttore sanitario Michele Lagioia è stato ascoltato per due ore lunedì mattina dai pm milanesi, nell'ufficio del procuratore aggiunto Tiziana Siciliano che coordina le indagini per omicidio volontario. L'uomo è solo uno dei vari testimoni ascoltati in questi giorni dai magistrati titolari del fascicolo.