Lo scontro
Zucco (Tea Party): "Tasse? Colpa del Pdl". E Gasparri: "Sei un caso umano"
Quando Giacomo Zucco, esponente Tea Party italiano, ha detto a Maurizio Gasparri che, alla fine della fiera, i politici mica pagano i contributi come i lavoratori di qualsiasi azienda privata, il senatore azzurro ha giurato vendetta. Zucco, poco prima, gli aveva chiesto come mai il Pdl avesse votato a favore dell'Imu per poi combatterlo durante la campagna elettorale. Gasparri non ci ha visto più e armato di smartphone ha twittato provando a sfottere gli antitasse nostrani: "Levate la droga dal tè", ha scritto e tutti i militanti del movimento no-tax giù a prendersela col senatore Pdl. @TeaParty_ITALIA @VirusRai2 @AnnaAscani @giacomozucco levate la droga dal tè che poi dite sciocchezze. Imbarazzanti— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) November 1, 2013 "Caso umano" - Il tutto è successo mentre entrambi, Zucco e Gasparri, erano in diretta da Virus, programma di Rai 2 condotto da Nicola Porro. Twitter, si sa, è mezzo di comunicazione efficace, ma Zucco ha preferito restare un po' nell'ombra e, sentito da Libero, dice: "Provo tenera compassione per Gasparri, solo perché alla fine lo paghimo noi". Il senatore l'aveva definito, addirittura, un "patetico caso umano", ma lui non si è sentito affatto colpito anche perché si sente lontano anni luce dalle posizioni di Gasparri e del Pdl. Ieri sera, a caldo, aveva scritto "Lo amo anche io", ma oggi ha capito che un insulto leggero è il prezzo da pagare se si discute con l'ex An, fa niente: "E' difficile dare una risposta" dice Zucco che però, poi, spiega le ragioni del suo dissenso profondo con Pdl. @giacomozucco è un patetico caso umano— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) November 1, 2013 Larghe intese - "Si fa davvero fatica a riconoscere le differenze tra Pd e Pdl" dice. In Parlamento votano fianco a fianco e sebbene gli azzurri si siano autodefiniti "sentinelle anti-tasse" a Zucco sembra che facciano solo "il palo al governo Letta che le tasse le aumenta". "Con l'approvazione della legge di stabilità - spiega - il saldo negativo sarà di 22 miliardi di euro, altro che tagli. Senza contare l'incognita Trise". Ma come quale sarebbe la soluzione? "Bisogna tagliare la spesa pubblica e chi sostiene non si possa fare mente: non si può fare solo se si vuole mantenere spesa clientelare". Esempi? "Lavoratori statali, aziende pubbliche (come Poste Italiane), nazionalizzazioni mascherate come quelle di Alitalia". Taglierebbero, i Tea Party, se solo potessero. Onorevoli - Per ora possono solo contare su una pattuglia di onorevoli che han giurato di non avvallare nessun aumento. "Noi non abbiamo un partito di riferimento che siede in Parlamento, ma abbiamo chiuso un accordo con dieci parlamentari che si sono impegnati a seguire le nostre linee guida". Sono sette del Pdl (tra cui Daniele Capezzone e Giancarlo Galan), due di Fratelli d'Italia (Massimo Corsaro e Giorgia Meloni) ed una di Scelta Civica (la montina Adriana Galgano). Pur senza alcun vincolo di mandato, i dieci hanno promesso di combattere la tassazione spasmodicae ce la stanno facendo anche se Galan qualche patema d'animo l'ha dato: "Ha solo giocato con i cavilli - assicura Zucco - ma non ha rotto il patto". Loro sono gli occhi dei Tea Party nelle stanze che contano, ma i terribili ragazzi no-tax promettono di aumentare il loro esercito in Parlamento. Pare che di "sentinelle" ci sia davvero bisogno. di Michele Chicco