L'intervista di Pietro Senaldi

Platinette in soccorso di Libero: "Non siete omofobi. Chi vi boicotta è peggio del vostro titolo"

Davide Locano

Platinette, pensaci tu: abbiamo sbagliato con quel titolo, «Calano fatturato e Pil ma aumentano i gay»? «Il titolo non mi è piaciuto ma, per dirla come Adrian, francamente me ne infischio. La tutela dei diritti degli omosessuali è sacrosanta però deve accompagnarsi alla capacità di essere obiettivi e alla determinazione di non voler fare le vittime a tutti i costi». Quindi secondo te il titolo non era offensivo? «Io non mi sono offeso. Erano chiari l' intento provocatorio e scherzoso e la mancanza di una volontà di insultare. Potrei dire che non è dei più riusciti, perché l'allegoria è poco simpatica e l' effetto non è stato goliardico, ma bisogna essere pronti a ironizzare. Abbassiamo i cannoni di Navarone, perché il titolo di Libero non provoca dei danni reali alla comunità gay». Qualcuno sostiene che fomenterebbe l' omofobia? «Prima che finocchio o gay, io sulla carta d' identità ho scritto italiano, mi rapporto con questo Paese e ti dico che noi omosessuali non abbiamo più bisogno di invocare quote e fare battaglie di categoria che affermino il diritto alla nostra diversità per mirare poi a essere trattati come gli altri. Ormai in Italia siamo ovunque, pienamente accettati. Non c' è intolleranza verso di noi. Guarda la tv, che è il metro popolare del mondo attuale: è innamorata dei gay, non c' è un programma nel quale non compariamo, spesso piazzati sopra un altarino. Quando ero giovane, giravo le balere della bassa padana a fare spettacoli con un gruppo di travestiti. Uno di loro, brutta come la morte, oggi fa il preside a Salerno, e magari la sera si traveste ancora. Più integrati di così». Se ci difendi troppo, complichi ancora di più la nostra situazione: a che gioco giochi? «Allora ti dico che il titolo non era aggressivo nei confronti dei gay ma un po' superficiale sì. Si prestava a diverse interpretazioni perché, come ha spiegato Umberto Eco nella sua fenomenologia della tv, ognuno ha la propria percezione della realtà. Il guaio della destra è che è un po' grossolana quando affronta la realtà, e questo è un imprinting duro da far sparire. In fondo è vero, i gay aumentano di numero e di potere, ma c' era un modo più elegante per dirlo. In questo dovete imparare dalla sinistra, che ha più classe e sfumature e perciò riesce a essere violenta e razzista senza destare scandalo». Perché la butti in politica? «La tutela dei gay è diventata un campo esclusivo della sinistra e questo mi infastidisce perché sfuggo il pregiudizio ideologico per cui non si può essere gay se non si è di sinistra. Se così fosse, Berlusconi dovrebbe chiudere Mediaset, dove sono quasi tutti finocchi. Quando Pannella si alleò con Silvio, io scoppiai di gioia: credevo molto nella rivoluzione liberale e libertaria, finalmente si poteva essere omosessuali e di destra. Poi ahimé, andò tutto a puttane». Mi interessa il concetto del razzismo della sinistra. «La sinistra fa della difesa dei diritti e delle diversità la propria bandiera ma poi ha un' incapacità strutturale di ammettere che ci possano essere valori, opinioni e principi validi al di fuori dei suoi steccati. È una vera e propria occupazione ideologica del potere: non lo dicono apertamente ma nei fatti non riconoscono possibilità di alternativa al pensiero dominante. Lo scontro attuale sugli immigrati ne è una prova lampante». Spiegami. «Non ti sembrano troppe quattro canzoni sui migranti al Festival di Sanremo? È il Festival della canzone italiana o dell' impegno? È quello il veicolo? Se hai la villa a Lampedusa, aprila ai migranti anziché fare i concerti sull'isola con i tuoi amici in nome dei profughi. Accogliamo i migranti in nome del rispetto della diversità? Ma allora, sempre in onore di quel principio, curiamoci di non emarginare gli italiani diversi dai radical chic e adoperiamoci perché gli immigrati non siano costretti a scappare dai loro Paesi in quanto diversi. Sai che penso? Anche in tema di gay, la sinistra parla, parla, ma poi non è che faccia molto per noi». Tu ci vuoi inguaiare? «Si vantano per la legge sulle unioni civili, ma guardiamo i numeri: si sono sposati in pochi e di questi in molti hanno già divorziato, si è rivelata un flop, però bisogna continuare a sostenere che è stata un' iniziativa di grande successo». Conta il principio affermato, non credi? «Io ringrazio il mio dna che mi ha fatto essere diverso, liberandomi dalla prigionia di legami famigliari a cui sono costretti gli eterosessuali. La mia famiglia me la scelgo io, ed è libera da doveri e contratti. Non faccio unioni civili e tantomeno pretenderei viaggi di nozze scontati come uno sposino. Sono frocio, scusa la parola ma per me non è volgare, e me ne vanto. Faccio della mia diversità un' arma di progresso, se inseguo i parametri eterosessuali finisco per regredire. Non andrei mai a comprarmi un figlio, lo riterrei un atto egoistico». Anche gli eterosessuali fanno i figli per egoismo... «Comprarlo però è un gesto volgare, perché dimostra che con il denaro tutto è possibile. Ti ripeto, usciamo dai luoghi comuni. La sinistra è per i gay, ma poi l' unica legge contro l' omofobia l' ha fatta Mara Carfagna. Bella com' è, ha messo insieme la Concia e la Mussolini e si è sbattuta per difendere persone diverse da lei e che oggi non le sono riconoscenti». Stiamo divagando: scherzare sui gay si può o no? «Certo che si può, pensa ai film di Ferzan Ozpetek o alle carnevalate di Cristiano Malgioglio, perfettamente consapevole di mettersi in ridicolo, o ai film degli anni Settanta». Già, ma loro sono gay dichiarati e gli anni '70 sono lontani... «Lo scherzo è ammesso, ma attenti ai toni grossolani. Serve uno sforzo per comprendere la sensibilità altrui. Se si intuisce la volontà di non offendere, a quel punto lo scherzo può favorire anche un incontro. La vostra è stata una bordata non intenzionale e le reazioni critiche che avete avuto erano prevedibili, anche se io non le condivido, perché un titolo va preso come tale, non è la verità assoluta e ha una vita di 24 ore. Il vostro è un po' da osteria padana ma non lede nessun diritto e non merita tante polemiche». Perché dici che avremmo dovuto prevedere tutto questo pandemonio? «Perché questa società è pervasa da un' irriducibile voglia di militanza. Gli statalisti della froceria sono in servizio perenne e alimentano polemiche degni di una portineria. A me invece interessano i diritti e il dibattito culturale. Basta con i piagnistei, trovo insopportabile il vittimismo». Raccolgo la sfida: quando ho iniziato questo lavoro esisteva un giornale, Cuore, settimanale di resistenza umana, il quale metteva la figa tra le prime tre ragioni per vivere, oltre ad ammazzare Jovanotti, che ai tempi cantava «Ciao mamma» e a sinistra ancora non avevano capito che era dei loro. Se io facessi una cosa del genere oggi, mi chiuderebbero, tant' è che dopo il nostro titolo Cinquestelle ha detto che vuole toglierci immediatamente i finanziamenti pubblici: stiamo andando verso una fase oscurantista della società e dell' informazione? «Voglio essere ancora provocatorio: ben venga l' oscurantismo, perché dal suo eccesso nascerà la ribellione che porterà allo smascheramento delle ipocrisie. Guarda cos' è successo con il #metoo: in un anno siamo passati dalle denunce della Argento al grande produttore Weinstein, al ragazzino che accusava Asia di stupro, fino al contratto tra lei e Corona per avere un flirt e agli interrogativi delle femministe se non stavano esagerando. Da dramma a farsa. Certe reazioni oscurantiste esagerate finiscono per rivelarsi un boomerang. Il mio timore non è il nuovo oscurantismo, ma che esso sia finto. Ho il sospetto che lo scandalo sessuale che ha travolto l' attore Kevin Spacey per fatti di trent' anni fa alla fine non sia stato che una via per chiudere una serie, House of Cards, che non funzionava più e costava». L'hai sparata grossa.. «Che vuoi, io sogno un ritorno agli anni Sessanta, quella meravigliosa società borgese, che consentiva a tutti di fare tutto, purché nulla diventasse motivo di discussione». Ma era una società ipocrita... «Oggi la società è altrettanto ipocrita ma non è in grado di produrre i risultati di ieri perché l' ipocrisia è diventata istituzionale e non è più privata. Sono pratico, io. Il Sessantotto ha liberalizzato il sesso ma ha prodotto disastri. Io andavo a battere davanti alle fabbriche e gli operai, costretti dall' ideologia, avevano paura a dirmi di no perché si sarebbero sentiti sorpassati. Un tempo una porno attrice come Marilyn Monroe o Joan Crawford poteva diventare una diva e un modesto attore poteva diventare presidente degli Usa e abbattere i comunismi russo e cinese. Oggi abbiamo politici che diventano attori riempiendoci di selfie e dirette facebook». Cosa pensi degli inviti a boicottare Libero dopo il nostro titolo? «Ne penso tutto il male possibile. È una violenza, una reazione peggiore del danno prodotto dal titolo, che rischia di rivelarsi un boomerang su chi la mette in atto. Chi vuole battersi perché i gay siano accolti, accolga anche la diversità di Libero, pure se non lo condivide. Altrimenti finite per essere voi i veri discriminati». Probabilmente saremo processati, come ci difenderesti? «Processati? E perché? Non ci sono reati». L'Ordine dei Giornalisti ti processa anche se non commetti reati. Come ce la caviamo? Dovremmo paragonarci ai gay e sostenere che noi di Libero siamo una categoria di giornalisti discriminati? «Voi dovreste fare meno titoli che scaldano il pentolone e la sinistra non dovrebbe incazzarsi per i vostri titoli. Io farei una leggera ammissione di colpevolezza, per calmare le acque e rendere più democratico il monarca. Poi mi dichiarerei disponibile a emendare, magari facendo i servizi sociali presso una discoteca gay, per compensare il danno morale». Non ci sarebbe un'alternativa? «Beh, saresti spiritoso. Alla fine però, più che dei gay, io sarei preoccupato dall' aumento dei fessi. Tra questi vi è anche chi si scandalizza per voi ma non è colto da sconcerto per il fatto che gli immigrati arrivino in Italia e non in Grecia, che siamo guidati da una serie di improvvisati che ancora non ci hanno chiarito dove vogliono portarci, e che un ministro passi da un dicastero all' altro in spregio a ogni competenza. Ma dove si preparano, alle serali?». di Pietro Senaldi