In trincea
Il teorema di Travaglio: ecco perché Napolitano ha promesso la salvezza a Berlusconi
Per Giorgio Napolitano quelle di Marco Travaglio, Daniela Santanchè e del Fatto Quotidiano sono "ridicole panzane". Queste - letterali - le parole vergate in una recente nota dal Capo dello Stato per smentire Marco Manetta e il suo giornale, secondo il quale il Quirinale avrebbe "tradito il patto" con Silvio Berlusconi, al quale era stata promessa la grazia, o quantomeno un salvacondotto giudiziario. La prima scarna "prova" - Il rancoroso Travaglio non si ferma davanti alle "panzane", e in un lungo editoriale rilancia: di fatto, ci spiega perché secondo lui Napolitano avrebbe promesso la salvezza a Berlusconi. La premessa: "Non passa praticamente giorno senza che B. o qualcuno dei suoi invochi l'intervento di Napolitano per salvarlo dagli arresti o dalla decadenza o da tutte e due come se fosse un atto dovuto o almeno promesso". E questa, per Travaglio, sarebbe una "prova". Un po' scarna, in verità, soprattutto se a presentarla è il paladino delle toghe. Di che parlano? - L'elucubrazione del vicedirettore del Fatto si sposta poi sui giorni della formazione delle larghe intese: "Che cosa si dissero nei loro segreti conciliaboli, Napolitano e Letta jr. da una parte, e B. e i suoi numerosi sherpa sguinzagliati ogni due per tre sul Colle da quando il presidente fu rieletto per volontà di B. e il premier fu scelto da B.?". Altre illazioni che Marco Manetta ci spaccia per "prove": chissà che cosa si dissero... Niente marmotte - Non poteva poi mancare il riferimento "grillino" alla richiesta di riforma della giustizia avanzata da Re Giorgio dopo la condanna del Cav nel processo Mediaset. "Che c'entra la riforma della giustizia con la condanna di B.? L’indomani, secondo vari giornali, Napolitano riceve le telefonate di Schifani e Berlusconi e forse addirittura una visita in Alto Adige di Gianni Letta: per parlare di che, delle marmotte e degli stambecchi?". Altro che ridicola panzana, spiega Marco. In Alto Adige mica si parla di marmotte e stambecchi, ma del salvacondotto del Cav. La "pistola fumante" - La tesi viene "rafforzata" dal fatto che Napolitano ha poi ricevuto Brunetta e Schifani al Quirinale. I due invocavano "l'agibilità politica" per Berlusconi. "Alla fine - scrive Travaglio -, (Napolitano, ndr) non dice affatto di averli respinti con perdite, ma che esamina con attenzione tutti gli aspetti delle questioni prospettate". E questa sarebbe una "pistola fumante"? Per Travaglio, sì. Se lo dice pure lui... - Ma c'è di più. C'è Eugenio Scalfari che scrive "più volte su Repubblica che B. deve dimettersi da senatore, poi Napolitano lo grazierà. Nessuna smentita dal Colle alle panzane sulla grazia". Insomma, spiega Travaglio, se lo dice anche Scalfari non possono mica essere delle panzane, quelle raccontate dal Fatto Quotidiano. Ma il fatto che queste voci fossero circolate un po' ovunque, più che a un patto, fa pensare a una sorta di trattativa, di mediazione. Ma questo, Travaglio non lo scrive. "Signor presidente..." - La lunghissima istruttoria di Travaglio arriva infine alla stretta attualità, alla richiesta di amnistia e indulto avanzata da Napolitano, che "guaracaso si appella alle Camere". Eccola, un'altra prova. Marco Manetta spiega che queste sono "le cronache di tutti i giornali escluso il Fatto, che scrive ridicole panzane e dunque non conta". Quindi l'attacco al Capo dello Stato: "Signor Presidente, come si dice dalle sue parti: ccà nisciuno è fesso".