Il buongiorno
Gramellini scopiazza da Fb ma senza citare gli sconosciuti autori
Ogni giorno Massimo Gramellini dà il suo “Buongiorno” ai lettori del La Stampa. Nella rubrica il giornalista fustiga il malcostume degli italiani, la furbizia e il cinismo dei politici, la corruzione della classe dirigente e in generale il decadimento della morale pubblica. In molti casi Gramellini racconta anche episodi di vita comune che sono esempi di civismo, onestà ed integrità della parte sana della società, quella che paga le tasse, non parcheggia in doppia fila, chiede “permesso” e non ha il Suv (il Suv è da sempre simbolo del degrado civile). Ieri il vicedirettore della Stampa ha raccontato un episodio che pare aver visto di persona. «Il tram è il 13, l’orario le 18,05 del 21.10.13» e Gramellini descrive nei dettagli la scena: «Lui è quel signore brizzolato in fondo al tram che sta cercando di fendere il muro di cappotti e telefonini strillanti. Vuole raggiungere la parte opposta per obliterare il biglietto nell’unica macchinetta disponibile. Ogni tanto succede». Non riesce a timbrare il biglietto, ma anche se «nessun bigliettaio salirà mai a controllare, l’uomo insiste», ma non c’è nulla da fare. Quando però tutto sembra irrimediabilmente perduto «la sua vicina di gomiti intuisce il problema» e propone una soluzione: «dia il biglietto a me, che lo passerò a quelli davanti, che a loro volta lo passeranno a quelli davanti, fino alla macchinetta. Non può garantirgli che tornerà indietro, ma perché non provare? Ogni tanto succede». Il finale, inaspettato e commovente, è che il biglietto obliterato torna indietro: «Ogni tanto succede». Su Facebook però un gruppo scopre che il contenuto del buongiorno circolava da tempo in rete, era lo status di una ragazza ripreso pari pari dal giornalista. In molti sui social network gridano al plagio, ma in realtà la stessa ragazza, autrice del post su Facebook e ideatrice del passamano sul tram, spiega che suo padre aveva inviato a sua insaputa la storia, firmandosi con nome e cognome della figlia, alla rubrica “Specchio dei tempi” de La Stampa in cui, dice la ragazza: «I torinesi raccontano scorci cittadini e vengono citati». Risolto il mistero del presunto plagio: la lettera scritta dal padre è arrivata al giornale ed è stata letta da Gramellini che l’ha fatta talmente propria da scriverla come se fosse stato presente al coinvolgente passamano, dimenticando però di citare la ragazza. Un po’ come se in un tram affollato ti passano un biglietto da timbrare e dimentichi di mandarlo indietro. Ogni tanto succede. di Luciano Capone