Larghe intese a senso unico
Santanché-Bindi: due pesi e due misure
Due pesi e due misure. Ma anche due modi comportarsi davanti alle critiche e agli altolà degli avversari. Daniela Santanché che non aveva, secondo la componente filo-grillina del Pd (quella che fa capo a Pippo Civati), e quella filo-bersaniana, guidata da Matteo Orfini, le caratteristiche per diventare vicepresidente della Camera perchè troppo berlusconiana, quando alla fine Pd e al Pdl hanno trovato l'accordo sul nome di Simone Baldelli, l'azzurro famoso per le sue imitazioni della Boldrini, ne ha preso atto. Rosy Bindi, invece no. "Si sapeva fin dall'inizio che sul suo nome, assolutamente rispettabile ma molto marcato dal punto di vista politico, non c'era condivisione", ha ricordato Maria Stella Gelmini questa mattina a Omnibus su La7. Eppure "c'è stata un grande forzatura" al punto da portare il Pdl a non partecipare al voto e a continuare a insistere su un cambio di rotta: "Ci aspettiamo ora una presa d'atto da parte del Pd e del presidente Bindi su come sono andate le cose e una ricerca su un nome diverso", ha puntualizzato la Gelmini. Il paragone tra le due pasionarie non è piaciuto, ovviamente, a Matteo Orfini. "Rosy Bindi ha le caratteristiche giuste e non è paragonabile a Daniela Santanchè: ha un profilo istituzionale riconosciuto in questo paese, è stato vicepresidente della Camera, è stata ministro e nessuno ha mai avuto da eccepire sul suo equilibrio istituzionale", ha detto il democratico a Omnibus. "Daniela Santanché non ha quel curriculum istituzionale", ha tagliato corto Orfini. E dopo aver ribadito che il nome di Bindi è stato sostenuto "dal segretario Epifani con il parere di tutti i componenti del Pd della commissione perché è la persona più adatta e più autorevole tra i componenti di quella commissione", Orfini riferendosi alla posizione del Pdl ha concluso: "L'Aventino sulla commissione andrebbe evitato perché non è una commissione qualsiasi e avrebbe bisogno di un minimo di riguardo e di un senso di responsabilità".